L’obiettivo era quello di infilare il naso in un buon bicchiere di sciacchetrà, vino mitico ed introvabile. Le indicazioni erano sicure, la guida Slow Wine definisce Luciano Capellini come “il” produttore delle Cinque Terre, chi meglio di lui?
Al telefono avevo provato a convincere Luciano a ricevermi anche in caso di pioggia, tanto l’intervista avremmo potuto comunque farla in cantina. Lui è stato lapidario: ” La cantina ce l’hanno tutti, il mare no”.
Ora sono a Volastra, davanti a un’infinita massa blu, e mi rendo conto dell’idiozia da me sostenuta. Il paesaggio è stordente, meraviglioso, ma la sua bellezza nasconde le fatiche sostenute nei secoli dagli abitanti delle Cinque Terre. Qui campi non ce ne sono, è tutto terrazzato, ogni grappolo d’uva è stato strappato alle rocce. E senza il lavoro di gente come Luciano, tutto potrebbe andare perduto. Più che un lavoro, una missione: tenere insieme un territorio, salvare le sue tradizioni, affittando piccoli fazzoletti di terra dagli anziani per continuare a produrre vino.
A Volastra si hanno documenti di coltivazione della vite dal 1200, ma le prime tracce pare siano di epoca romana. Dei Capellini, il primo a fare il vino è stato Domenico, bisnonno di Luciano. A lui son seguiti il nonno Bernardo ed il padre Oreste. Del nonno, Luciano ricorda il richiamo: “ Vien, vien a vede come si fa er vin bun.”
Occupazioni più redditizie facevano sì che ad ogni generazione si coltivasse un po’ meno terra, passando così dagli originali 8.000 litri a quantità da consumo familiare. E se Luciano, che nella vita ha fatto altro e vive a Parma, ha avuto il coraggio di far ripartire l’azienda di famiglia, il merito è anche della mamma, Giulia Margotti, che ha continuato negli anni a tenere in ordine vigne e cantina.
Vitigno prevalente è il Bosco, autoctono delle Cinque Terre, seguono Arbarola e Vermentino. Sono tutti e tre presenti nel Cinque Terre, fresco e minerale , nel Vin de Gussa, dove il mosto va sulle bucce dello Sciacchetrà, e nello stesso Sciacchetrà.
Da non perdere, mi dicono. Io l’ho perso, il giorno prima s’era involata l’ultima bottiglia. Mi sembra un buon motivo per tornare a trovare Luciano.
di più: www.vinbun.it
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