
Legge 104: attenzione agli abusi - (winestories.it)
Legge 104: quali comportamenti sono considerati abuso e le sanzioni previste per chi non rispetta le regole
La Legge 104/1992, fondamentale per l’assistenza e i diritti delle persone con disabilità, continua a rappresentare un importante strumento di tutela per lavoratori e familiari impegnati nell’assistenza di persone con disabilità grave. Tuttavia, con l’aumento dell’utilizzo dei permessi retribuiti della Legge 104, si è intensificato anche il tema dei controlli da parte dei datori di lavoro per prevenire e contrastare eventuali abusi.
Le implicazioni legali e disciplinari legate a un uso improprio di questi permessi sono particolarmente rilevanti, tanto da giustificare l’impiego di agenzie investigative private per accertare eventuali irregolarità.
Quando scattano i controlli del datore di lavoro sui permessi della Legge 104?
Il comma 3 dell’articolo 33 della Legge 104 riconosce il diritto ai lavoratori di usufruire di tre giorni di permesso mensile retribuito per assistere un familiare con disabilità grave, purché il soggetto assistito non sia ricoverato a tempo pieno in strutture sanitarie. Questi permessi 104 sono destinati esclusivamente a garantire l’assistenza necessaria al disabile, e ogni utilizzo non conforme a tale finalità è considerato abuso.

Il datore di lavoro, al manifestarsi di un ragionevole sospetto di uso improprio di tali permessi, può legittimamente avviare controlli approfonditi. A tal fine, può incaricare agenzie investigative private per monitorare il comportamento del dipendente anche al di fuori dell’orario e dei locali di lavoro. Questa possibilità è stata confermata da importanti pronunce della Corte di Cassazione, in particolare la sentenza n. 4984/2014 e la successiva n. 4670/2019, che hanno sancito la legittimità degli accertamenti investigativi purché non interferiscano con la prestazione lavorativa e siano finalizzati a individuare comportamenti fraudolenti o penalmente rilevanti.
Lo Statuto dei lavoratori tutela il dipendente da controlli invasivi legati alle mansioni svolte, ma non impedisce al datore di verificare un uso improprio dei permessi, considerati sospesi durante la fruizione. Il controllo, quindi, non riguarda l’attività lavorativa ma la corretta destinazione del beneficio.
La giurisprudenza ha chiarito che il beneficio dei permessi deve essere utilizzato con un collegamento funzionale all’assistenza del disabile, e non semplicemente in un arco temporale coincidente con il permesso. Il lavoratore può brevemente allontanarsi dal familiare assistito per compiti correlati, come acquistare farmaci o prenotare visite mediche, ma deve rimanere focalizzato sull’assistenza.
Sono considerati abusi, invece, comportamenti quali l’impiego del permesso per dedicarsi a esigenze personali non connesse all’assistenza, come frequentare centri estetici o intraprendere viaggi durante l’orario di permesso. Tali condotte sono penalmente rilevanti e configurano una violazione del diritto.
Nel caso in cui venga accertato un abuso, il lavoratore rischia sanzioni disciplinari che possono arrivare fino al licenziamento per giusta causa. Le implicazioni non si limitano all’ambito lavorativo: il comportamento può configurare il reato di indebita percezione di trattamento economico, con conseguenti denunce penali e procedimenti giudiziari. Inoltre, l’abuso comporta la perdita del diritto all’indennità corrisposta dall’INPS per i permessi fruiti e può compromettere la reputazione professionale del lavoratore, con possibili ripercussioni anche a livello personale.
Recentemente, con i decreti legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri nel novembre 2023, si è stabilito che a partire dal 1° gennaio 2025 sarà l’INPS a gestire integralmente il procedimento di valutazione della condizione di disabilità grave tramite una valutazione bio-psico-sociale. Tale procedura include anche la certificazione che consente di accedere alle agevolazioni della Legge 104, compresi i permessi lavorativi.
Questa riforma mira a semplificare e uniformare il riconoscimento della disabilità, accorpandolo al processo di accertamento dell’invalidità civile, e a garantire una maggiore trasparenza e correttezza nell’erogazione delle prestazioni.