
Hohenwerfen è uno dei castelli più spettacolari d’Austria - winestories.it
Nel cuore delle Alpi si trova uno dei castelli più spettacolari d’Austria: costruito nel Medioevo, domina la valle di Salzach e fu anche location del film “Dove osano le aquile” con Clint Eastwood.
Nel profondo dell’Austria, là dove le montagne dell’Hochkönig disegnano il profilo frastagliato delle Alpi salisburghesi, si nasconde un luogo che sembra uscito da un racconto gotico. Nella cittadina di Werfen, arroccato a oltre 600 metri d’altitudine su un cono roccioso, si erge il castello di Hohenwerfen, una delle fortezze meglio conservate dell’Europa centrale. Fin dall’arrivo, la sua sagoma imponente spicca tra boschi, crepacci e vette innevate. È un’immagine che incanta, come sospesa tra passato e presente.
Questo maniero non è solo una reliquia storica: è un simbolo vivo che racconta secoli di conflitti, assedi, rivolte contadine e potere arcivescovile. Ma anche una scenografia ideale per film e leggende. Proprio qui, nel 1968, fu girato il celebre film “Dove osano le aquile” con Clint Eastwood e Richard Burton, un thriller di spionaggio ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale che ha scolpito per sempre il castello nell’immaginario cinematografico. La produzione trasformò le torri e i camminamenti in un quartier generale nazista assediato da agenti alleati: il contrasto tra la quiete alpina e la tensione narrativa contribuì al fascino del film.
La storia millenaria di Hohenwerfen
Il castello di Hohenwerfen venne edificato nel 1077, durante il periodo delle lotte per le investiture tra papato e impero. A commissionarlo fu l’arcivescovo Gebhard di Salisburgo, con l’intento di controllare i passaggi strategici lungo la valle di Salzach e difendere i suoi domini ecclesiastici. Con le sue mura spesse, le torri angolari e le feritoie per arcieri, la fortezza rispecchiava le esigenze militari del tempo. Nei secoli, però, Hohenwerfen assunse anche la funzione di prigione: tra i detenuti più noti ci fu Giuliano di Eysenhut, eretico e ribelle.

La fortezza ha subito numerosi restauri, ma conserva ancora l’architettura romanica e tratti gotici. Salendo lungo il sentiero che conduce alla cima si attraversano boschi densi e panorami mozzafiato, fino all’ingresso principale, protetto da un ponte levatoio e da una torre a guardia. Il paesaggio circostante sembra disegnato apposta per raccontare leggende. D’estate, durante le rievocazioni storiche, è possibile assistere a dimostrazioni di falconeria, una tradizione radicata nella vita del castello sin dal Medioevo.
Dal cortile interno si accede ai bastioni, alle sale dei soldati, alle prigioni scavate nella roccia e alla cappella barocca. Ogni angolo offre scorci spettacolari sul territorio e racconta un pezzo di Austria feudale. Non manca un piccolo museo che documenta la storia dell’edificio, compresi gli oggetti usati durante le riprese del film con Eastwood.
Un viaggio tra natura e cinema sulle tracce delle aquile
Werfen si trova a 40 chilometri da Salisburgo ed è facilmente raggiungibile in auto o treno. Visitare Hohenwerfen è anche l’occasione per esplorare una zona ricca di meraviglie naturali: a pochi minuti dalla fortezza si trova la Eisriesenwelt, la più grande grotta di ghiaccio del mondo accessibile al pubblico, lunga oltre 40 chilometri. All’interno, stalattiti scintillanti e gallerie glaciali si alternano in un paesaggio irreale.
Il castello è visitabile tutto l’anno, con orari stagionali e visite guidate anche in italiano. Molti turisti arrivano attratti proprio dal fascino cinematografico del luogo: le scene del film con Eastwood sono ancora oggi ben riconoscibili nei camminamenti esterni e nei cortili. Per chi ama l’escursionismo, da Werfen partono anche sentieri panoramici che si snodano lungo la valle fino a raggiungere punti di osservazione da cui fotografare l’intera struttura.
La visita a Hohenwerfen è, dunque, molto più che un giro turistico in un castello. È un’esperienza che unisce paesaggio, storia e immaginario collettivo, riportando alla luce episodi dimenticati e offrendo uno sguardo nuovo su un’Europa che, tra spade e cineprese, continua a raccontarsi.