Sono in viaggio da due ore, in una nebbia fitta resa ancora più triste dalle notizie della radio, che mi parlano di crisi, spread e disoccupazione. E’ una di quelle mattine che mi viene voglia di comprare venti capre, un fucile e andarmene a vivere a Cicogna. All’improvviso, scavallando una collina, la nebbia svanisce e si apre uno scenario di vigne autunnali, tutte gialle e rosse, vigne su vigne, collina dopo collina. Sullo sfondo, tutto l’arco alpino innevato.
Il mio umore ha un cambio repentino, al diavolo la recessione, sento la felicità come una cosa possibile, concreta, da toccare con mano.
Sto andando a Dogliani, per il Dogliani, Dolcetto e Corti, il festival sui documentari del vino, ma mi sono preso un giorno in più per poter visitare l’azienda di Anna Maria Abbona e Franco Schellino. Ho conosciuto Anna Maria alla presentazione della guida Slow Wine, ed un paio di assaggi e la sua simpatia mi hanno convinto della necessità di questa visita (si, lo so questo è un sito partigiano: pubblico solo chi mi sta simpatico).
L’azienda (11 ettari) è di famiglia, cominciò il bisnonno Giuseppe, mezzadro; il nonno Angelo, nel ’36, piantò il vigneto Maioli e ingrandì la proprietà, così come fece il padre Giuseppe, che seppe resistere alle lusinghe di un posto fisso in città, e acquistò altri terreni. Nell’89 la scelta di Giuseppe di espiantare parte dei vigneti convince Franco ed Anna Maria (entrambi occupati in altri lavori, ma pur sempre figli di vignaioli) ad entrare in azienda a tempo pieno, e di produrre solo vini di qualità.
I terreni, tufaceo-calcarei, sono tra i 500-600 metri d’altitudine, e questo conferisce freschezza ai vini . Sono pendii molto ripidi, che richiedono grandi fatiche. I vitigni sono Barbera, Nebbiolo e Dolcetto; quest’ultimo è il vitigno d’elezione di queste zone, di gran carattere ma da tutti definito “difficile”. Ottima l’interpretazione che ne danno i nostri: Dogliani Maioli, Dogliani Sorij di But e Langhe Dolcetto sono vini freschi, fruttati, dai profumi floreali. Così come il Langhe Rosso Cadò 2008 (barbera, dolcetto), speziato e con buon finale.
I ruoli in azienda sono ben definiti: Anna Maria è l’ala creativa, quella che si entusiasma, quella delle intuizioni brillanti, mentre a Franco spetta la parte del moderato, quello che le intuizioni le riporta a terra e gli dà forma concreta. Ed i loro vini sono così, hanno qualcosa che li lega alla terra, e qualcosa che aspira al cielo.
di più: www.annamariabbona.it
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