Ci si lascia Bolzano alle spalle, e ci si inerpica sull’altipiano del Renon. Non c’è molta strada per arrivare all’Ansitz Dolomytos Sacker, ma ci impiego quasi due ore. Ad ogni tornante mi si apre un nuovo scenario, la fanno da padroni i rilievi del Catinaccio e dello Sciliar, e a me tocca fermarmi e scattare foto, non riesco a resistere.
L’appuntamento è con Norbert Marginter, sono in anticipo e al mio arrivo non c’è nessuno, solo un cagnone che mi fa le feste. Sento voci nelle vigne, ma non riesco ad orientarmi e preferisco aspettare. Intanto mi guardo in giro. La struttura ha un aspetto antico, e sulle pareti ci sono alcuni dipinti di chiara estrazione esoterica che mi incuriosiscono.
Dopo poco arriva Brunilde, la figlia di Norbert, che subito scende nel vigneto in cerca del padre. Brevi presentazioni, poi Norbert mi fa fare un giro della casa, intanto me ne racconta la storia. Siamo in un vecchio maso, una volta chiamato Sacker, di proprietà della Chiesa, dove è documentata la produzione di vino già nel 1320. Il nome Dolomytos gli è stato dato da Rainer Zierock alla fine degli anni ’90, quando ha lavorato qui portando avanti i suoi esperimenti enologici. Zierock è stato decisamente un personaggio particolare, che ha attraversato come una meteora il paesaggio dell’enologia italiana. Enologo tedesco, ma mai definizione è stata più riduttiva. Sono arrivato troppo tardi nel mondo del vino per conoscerlo, ma se ne parla come di un genio, coraggioso ed estremo nelle sue scelte. Studioso di filosofia e di discipline esoteriche, mescolava questi suoi interessi al mondo che lo circondava. Tutto parla di Zierock, in quest’azienda. Sue le scelte architettoniche e le decorazioni simboliche, suoi gli impianti dei vigneti con più di 150 vitigni diversi per poter sperimentare più liberamente. Norbert ne parla divertito e ammirato, con uno scintillìo negli occhi.
Facciamo un passaggio in vigna, due ettari e mezzo a 500 metri d’altitudine, e il paesaggio è davvero incredibile. Mi chiedo se ci si potrà mai abituare a lavorare in un contesto così bello. La famiglia Marginter ha acquistato la proprietà nel 2013, e la porta avanti cercando di rispettarne la storia, consci dell’unicità di questa esperienza.
Ci mettiamo comodi per l’intervista – e per gli assaggi – in una stanza tutta di legno, calda e accogliente. Brunilde porta un’abbondante piatto di speck, intanto che Norbert mi parla dei suoi vini. Ha ripreso a produrre il Dolomytos, creazione di Zierock; è un bianco fatto con uve Sauvignon blanc, Riesling, Pinot grigio, Pinot bianco, Assyrtico, vitigno greco introdotto in Alto Adige proprio dal professore tedesco, più altre uve varie. Il vino viene poi invecchiato due anni in cigaryllos, botti da 150 litri, misura che Zierock riteneva ideale per questo vino.
Assaggiamo una vecchia bottiglia e poi una più recente, 2016, prodotta da Norbert. Si sente la maggiore complessità della prima bottiglia, più vecchia di dieci anni, ma Norbert è di sicuro sulla buona strada, si intuisce quale sarà l’evoluzione del suo Dolmytos. Stappa quindi una bottiglia di Skythos, vino rosso fatto con un 50-60% di Pinot nero e il restante 40 con uve di vitigni non ancora ben identificati (di sicuro Sangiovese, Petit Verdox, forse Barbera, qualcosa di greco, Norbert sta ancora studiando per capire quali vitigni si ritrova nelle vigne che ha acquistato).
Andiamo avanti a lungo a parlare ed assaggiare vini, formaggi e speck, mentre fuori la luce del giorno cala lentamente. Sarà l’ambiente “caldo” della casa, la bontà dei vini o l’ospitalità affettuosa di Norbert e Brunilde, e penso che non avrei potuto cominciare meglio questa mia avventura altoatesina
Mattia dice
Ciao, volevo sapere come è possibile contattare l’azienda per visitarla oppure acquistare alcune bottiglie.
Grazie
Mauro Fermariello dice
Ciao Mattia, scusa il ritardo, ma ero in montagna senza connessione. Per contatti puoi scrivere a:
info@dolomytos-sacker.com. Portagli i miei saluti!