« Siamo una cooperativa di 135 famiglie che coltivano 165 ettari di vigne, da Bolzano a Bressanone. Sono tutti piccoli appezzamenti, abbiamo la media classica altoatesina di 1,2 ettari per famiglia, con altezze che vanno dai 150 ai 1000 metri. Siamo la zona più a nord dell’Alto Adige, con vigneti in forte pendenza, rappresentiamo quella che viene definita “viticoltura eroica”».
Siamo a Chiusa, pochi chilometri da Bressanone, e a raccontarci della Cantina Valle Isarco è il direttore Armin Gratl. Giovane e dinamico, una bella parlantina sciolta, si fa intervistare nella sala di ingresso della cantina, dove centinaia di bottiglie fanno bella mostra di sé sapientemente illuminate da faretti direzionali.
Avrei preferito andare in un vigneto a 1000 metri, ma è una giornata di pioggia insistente, attraversata da nuvole basse e nere.
«Produciamo dieci varietà bianche e quattro rosse; il nostro focus è sul kerner e sul sylvaner, le nostre varietà principali. Entrambe crescono qui a Chiusa, dove abbiamo uno dei vigneti più prestigiosi della cantina, quello del monastero di Sabiona.
In generale, il sylvaner cresce in terreni più bassi, tra i cinque e i settecento metri, ed esposti a sud, mentre il kerner ama altitudini maggiori, fino ai mille metri, dove le uve maturano più tardi, da fine settembre fino a metà ottobre. Lì troviamo terreni più leggeri, un clima più freddo e grandi sbalzi termici, che conferiscono ai vini lo stile della nostra valle, fatto di acidità, mineralità e freschezza.
La cooperativa è nata nel 1961, quando l’economia in valle era in difficoltà. Noi da sempre garantiamo ai produttori di trattare le loro uve e di metterle sul mercato, cosa che sarebbe impossibile da realizzare con appezzamenti così piccoli. Di fatto, la cooperativa ha garantito la sopravvivenza della viticoltura in valle.
Il monastero di Sabiona è la punta di diamante della nostra cooperativa. È un monastero benedettino di clausura, e ospita all’interno vigne di sylvaner e kerner, con un età che oscilla tra i 25 e i 35 anni. Il monastero troneggia sulla roccia, in una zona molta ventilata, ideale per la coltivazione della vite.
Il kerner deriva dall’incrocio di due varietà, riesling e schiava, e prende il nome dal poeta tedesco Agustinus Kerner. Fu creato in Germania nel ’29, e lì è praticamente un vino da tavola. Qui in Alto Adige l’abbiamo introdotto circa 30 anni fa, con ottimi risultati nelle zone vocate. Questo perché qui si giova di terreni molto magri, siamo proprio sulla roccia, lo strato di humus è minimo, costringendo così le radici a spingersi in profondità alla ricerca di acqua e minerali che ritroviamo poi nel vino. Anche i chicchi, generalmente grandi, qui sono piccoli e concentrati, e le escursioni termiche esaltano le caratteristiche aromatiche del riesling presenti in questo vitigno».
Fuori continua a piovere, per le foto dovrò tornare; mi consolo pensando che tutta quest’acqua farà felici le viti, e quindi tra un paio d’anni anche noi.
P.S. Le foto assolate sono dovute alla gentilezza di Alexandra Erlacher, che si è prestata ad accompagnarmi sotto il sole cocente di questo fine giugno.
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