In pochi minuti:
Conosco Celestino Gaspari da una decina d’anni, ma intervistandolo ho scoperto di non conoscerlo affatto. Visitando la sua bella azienda, bevendo i suoi vini raffinati, mi ero fatto un’idea di lusso, di un piacevole benessere che di solito poggia su diverse generazioni di agiatezza. E invece la sua è una storia fatta di forza di volontà e di un’intelligenza pronta a cogliere le occasioni che la vita gli ha offerto. Per capirci, Zimè è nata da 7.500 metri quadri di vigneto in affitto, impiantato a oseleta, e una cantina in comodato d’uso, e oggi vengono lavorati 35 ettari, e i suoi vini sono bevuti in tutto il mondo.
Celestino è nato in un paesino di montagna, Bosco Chiesa Nuova, a 1.500 metri d’altitudine, da una famiglia contadina. È entrato in seminario per poter proseguire gli studi e, come ammette sorridendo, sfuggire alle fatiche dei lavori in stalla e nei campi . Lì, mentre stentava a raggiungere la sufficienza, un bravo insegnante gli fece capire che, con metodo e applicazione, avrebbe potuto avere una carriera scolastica decisamente migliore. Una lezione che Celestino non ha mai dimenticato, “ho capito che se volevo realizzare delle cose ci dovevo mettere del mio”, e che è stata alla base dei suoi successi futuri.
Dopo gli studi in agraria, i primi lavori sono stati in Svizzera e poi nel veronese, in aziende zootecniche. Ma la svolta avviene con l’incontro con la futura moglie, la figlia più giovane di Giuseppe Quintarelli, storica figura di riferimento dell’enologia della Valpolicella. “Sposandomi sono entrato automaticamente in azienda. Non ho avuto vita facile, mio suocero era una persona molto riservata, di poche parole. Non un bravo insegnante, non mi dava spiegazioni, ma lì solo respirando l’aria s’imparava qualcosa. Per me è stata una sfida, Giuseppe mi voleva però disturbavo, ero il classico allievo che vuole superare il maestro. Non mi limitavo ad eseguire, volevo metterci del mio e, nel decennio in cui ci ho lavorato, l’azienda è cresciuta del 2000%”.
Intanto cresceva anche la sua famiglia, e Celestino chiedeva al suocero maggiore chiarezza sul futuro dell’azienda, e del suo ruolo all’interno di questa. E visto che la risposta non arrivava, decise di porre un ultimatum: “Le do un anno per decidere, dopodiché andrò via”. La risposta non arrivò mai, e Celestino si mise in proprio. “Fu un salto nel vuoto, con tre figlie piccole e niente in tasca. Avevo già delle piccole consulenze, e decisi di seguire quella strada”. Sicuro delle sue capacità, aveva voce su tutti i passaggi produttivi, e si faceva pagare sui risultati, con una percentuale sul fatturato e soddisfazione di tutti.
“Nel ’99 parte il progetto dell’Harlequin, un vino creato da una base minima di quindici vitigni, a bacca bianca e a bacca rossa, tutti vinificati assieme. Volevo capire dove si poteva arrivare nella ricerca della qualità, e non volevo copiare, perché copiando al massimo arrivi secondo. Decisi allora di fare un vino che non esisteva sul mercato, che rappresentasse il territorio della Valpolicella con le sue varietà più importanti”.
Il successo fu immediato, e da lì Celestino ha iniziato la sua lunga e continua ascesa. “All’inizio, tutti i vini erano a Indicazione Geografica e non DOC, quasi per un rifiuto per la precedente esperienza, ma anche per rispetto verso Giuseppe Quintarelli, non volevo essere sul mercato con gli stessi vini finché le sorti della sua azienda non fossero state decise”. Fu il direttore del Consorzio Tutela di allora, Emilio Fasoletti, a convincerlo della necessità di produrre i vini DOC. Nacque così l’amarone nel 2001 e il valpolicella nel 2006, ma uscirono sul mercato solo dopo che fu sancito in modo definitivo il distacco dall’azienda Quintarelli.
Dopo un’intera giornata passata in sua compagnia, mi concedo una piccola confidenza e, giocando col suo nome e sull’esperienza in seminario, gli dico che avrebbe potuto fare il papa. E lui, accettando lo scherzo, “Se l’avessi voluto, l’avrei fatto!”
Non c’è male, in quanto a fiducia in se stessi.
Ho avuto la fortuna di essere accompagnato nella visita della cantina da Celestino grande professionista, quando bevi una sua bottiglia ti viene in mente la cantina e il professionista che è Celestino