Oppure, se andate di fretta:
In certi mestieri, sbagliare può essere utile. Nel mio, ad esempio, capita a volte di perdersi per le campagne e di ritrovarsi in luoghi inaspettati. Così, una bella mattina di settembre, invece di arrivare all’azienda Cervinago, mi sono ritrovato nel paese di Civita, qualche chilometro più in alto, proprio quando il sole arrivava a colpire le case che ne disegnano il profilo. Un po’ di fortuna in fotografia non guasta mai.
Civita è una delle tante perle dell’appenino calabro; ha origini arbëresh, fu costruito infatti dagli albanesi che si insediarono in Calabria tra il XV e il XVIII secolo. E lo costruirono ben nascosto tra i monti, così da sfuggire alle scorribande dei saraceni.
In azienda trovo ad attendermi Agostino Cerchiara e la sua compagna Stella, che mi offre un caffè appena arrivo, all’ombra di un ulivo; sento che sarà una bella giornata.
Agostino parla poco, sorride e ascolta. Ma in breve troviamo un argomento che ci appassiona, i cavalli, e così mi porta a vedere il suo nuovo acquisto, una bella saura che ha comprato perché “il padrone la trattava male, e le dava poco fieno”. Intanto l’accarezza e se la mangia con gli occhi.
Subito dopo scopro che l’amore di Agostino per i cavalli non è esclusivo, ma si estende anche ad asini (sono tre), cani, gatti, conigli, maiali, galline ed oche. Di queste, c’è un piccolo branco che scorrazza tra gli ulivi con aria molto superba.
Intanto è arrivata anche Vincenza – sorella e socia di Agostino nell’attività – con la piccola e paffuta Lavinia, che ci allieterà con i suoi gorgheggi durante la giornata. Vincenza osserva il mio stupore davanti all’Arca di Noè di Agostino, e racconta divertita: “Nostra madre vorrebbe vederlo laureato, e non fa che ripetergli: il mio sogno è vederti dietro a una scrivania!”. Provo a immaginarlo, Agostino dietro a una scrivania; giacca e cravatta, ben rasato, inchiodato ad un computer. Non mi sembra proprio il tipo.
Andiamo a vedere le vigne, e al gruppo si unisce anche il padre Vincenzo. Insegnante di lettere e poi sindaco di Civita, con la passione per la campagna, ha da sempre curato le viti e gli olivi di famiglia. Dal 2014 Agostino ha deciso di ricavare un lavoro da quelle terre, e dopo un paio d’anni si è aggiunta anche Vincenza, “sono rimasta affascinata dal rapporto di mio fratello con i suoi colleghi, dal loro modo di cooperare ed aiutarsi in tutte le situazioni. Vivevo a Roma, ero consulente fiscale, in un ambiente completamente diverso, molto più competitivo. Qui ero affascinata dalla loro umiltà, e d’altronde per avere un contatto con la terra devi essere per forza umile”.
Oggi l’azienda è di otto ettari, tra vigneti ed uliveti, situata tra il Pollino e lo Ionio, a 600 m.s.l.m. Ben soleggiata, ha un microclima che gode degli influssi di mare e montagne così vicini. Le terre sono rosse, ferrose, e il vitigno principe è la lacrima, un vitigno autoctono della zona di Cassano Ionico; deriva dal magliocco, da cui si è leggermente differenziato nel tempo con le propagazioni locali.
Agostino:” A furia di riprodurlo in zona, ha acquisito caratteri e profumi specifici. È un vitigno molto resistente, che si è adattato benissimo al territorio. E, visto capovolto, il grappolo sembra una lacrima “.
Vincenza:” La lacrima era un vitigno in via di estinzione per i tempi lunghi di maturazione che richiedeva, sia in vigna che in botte. Noi abbiamo deciso di aspettarla, per riscoprirla e rivalutarla”.
Dall’anno prossimo andrà in produzione il nuovo impianto di pecorello e mantonico, ed è quello che vediamo nella foto.
Rientriamo in azienda, ed entrambi indossano la maglietta dei VAC, i Vignaioli Artigiani di Cosenza (ma volendo, anche Vignaioli Alta Calabria). Sono venuto in Calabria proprio per iniziativa dei VAC, e noto che tutti i soci sono molto fieri di questa appartenenza, appena possono mettono su la maglietta.
Mentre sono con Agostino nella vigna sotto casa a fotografare grappoli di lacrima, arriva all’improvviso un vento freddo che porta enormi nuvole nere. Giusto il tempo di rifugiarci in casa che comincia un temporale. Prima solo acqua, poi comincia la grandine. Passiamo dei momenti di tensione, Agostino guarda fuori inquieto e non parla. Poi, appena smette, usciamo fuori a controllare; nessun danno, solo un bello spavento. E forse per riprenderci da questo, mi propongono di fare un salto su a Civita, a vedere le Gole del Raganello. Uno spettacolo incredibile, come incredibile è la Calabria che sto scoprendo in questo bellissimo viaggio assieme ai VAC.
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