Se andate di fretta:
Vignaiolo anarchico e dissidente. Così si definisce Fabio Lento, dell’azienda Ciavola Nera, e io aggiungerei anche “senza fissa dimora”. Alla fine di una intensa giornata di lavoro, discussioni e lunghi giri in macchina, non mi era infatti ancora chiaro quali delle vigne in cui produce – a San Marco Argentano, nella valle dell’Esero, Cosenza – fossero sue, quali in affitto o quali in co-gestione. Per non parlare della cantina, che potremmo definire una “cantina diffusa”.
I tini con le uve appena raccolte sono sotto il portico di un frantoio di un amico. I vini destinati all’imbottigliamento sono ospitati invece in un’altra cantina, dove quando arriviamo ferve un alacre attività di essiccamento di peperoncini, e infine i cartoni con le bottiglie sono stoccati in un terzo magazzino. Tutto questo a dimostrare l’enorme energia che Fabio mette nel suo lavoro, e l’impegno a non farsi fermare da nessun ostacolo.
Il tutto con un’aria rilassata e scherzosa, in una tenuta più adatta alla Piazzetta di Capri –pantaloncino, sandali e maglietta dei mitici VAC (Vignaioli Artigiani di Cosenza) – che alla viticoltura eroica.
Anche i vini sono tanti e mutevoli, ogni annata si piega alle esigenze della campagna, e le etichette tutte originali e molto belle. Vitigno principe è il guarnaccino, della famiglia del magliocco, ma ancora più carico di colore. Poi il gaglioppo, la malvasia per il bianco e in qualche annata il mantonico.
In tutto tre ettari scarsi, perché come dice Fabio “ci sono tante fallanze”, e da quest’anno un altro mezzo ettaro di magliocco, piantato ad alberello. Viticoltura naturale, quindi vitigni autoctoni, interventi minimi in vigna (pacciamature, sovescio e trattamenti con zolfo e rame), e uguale minimalismo in cantina ( lieviti indigeni, nessuna stabilizzazione né filtrazione, uso di solfiti molto limitato).
Ciavola Nera è una piccola cooperativa, “nata per fare massa critica”; con Fabio ci sono i fratelli Duini, Stefano ed Enrico, che producono il fico Dottato Bianco, un’eccellenza del territorio cosentino.
“Siamo nati nel 2015, quindi siamo ancora in fase sperimentale, ogni anno proviamo qualcosa di nuovo. Stiamo spingendo sulle macerazioni, da quest’anno proveremo a fare anche un bianco macerato. I vini mi rispecchiano; io sono un dissidente, come il nome del mio vino, mi piace andare controcorrente. Sono quindi vini identitari, che rappresentano il territorio e chi li produce”.
Mentre parliamo, Fabio sorride molto, si vede che è felice di quello che fa, e questo è sempre un buon inizio per far le cose bene. Ciavola Nera crescerà, acquisterà di certo una struttura più stabile, e maggiori certezze, ma la speranza è che conservi lo stesso entusiasmo che ho visto in questa bella giornata di fine settembre.
P.S. Ciavola in dialetto calabrese vuol dire cornacchia.
Bravo Fabio,Sei un ragazzo polidiedrico,intelligente,tutto ciò che fai lo fai con passione e amore,una bella Realtà imprenditoriale,che eleva al pregio i ns vigneti,la ns terra,grazie a voi giovani,
Grazie infinite Franco! Le tue parole mi lusingano e mi riempiono di gioia! So quanto tieni alla nostra cittadina e al nostro territorio, quindi le tue parole hanno per me un grandissimo peso e significato. Un abbraccio!