La cosa che colpisce di più in Didier Gerbelle è la fierezza con cui dichiara la sua autosufficienza. Il suo vino lo fa tutto da solo. Non si fa aiutare per le potature (così, dice ridendo, so con precisione chi ha sbagliato), né per la vinificazione, l’imbottigliamento e perfino la vendita.
D’altronde Didier è un talento precoce, a cinque anni segue il nonno nel vigneto, e passa il tempo a giocare con tralci e sarmenti. A dodici è capace di gestire il lavoro sulle piante ed in cantina, e capisce così di avere una mestiere per le mani, ed una strada segnata.
Studia all’Istituto Enologico di Alba, e descrive questa esperienza come fondamentale per ampliare gli orizzonti di un ragazzo cresciuto in valle. Ora, a 24 anni, è già alla sua quinta vendemmia.
I tre ettari di vigna sono ad Aymavilles e Villeneuve, appena fuori Aosta. Lo scenario è grandioso, con picchi innevati ed antichi castelli.
I vitigni sono perlopiù autoctoni a bacca rossa (Petit Rouge, Cornalin, Fumin e Premetta), mentre i bianchi sono Pinot Grigio e Gewurztraminer. Dal Petit Ruge ricava il Petit Rouge in purezza, il Torrette ed il Torrette superiore.
Un uvaggio di Cornalin, Fumin e Premetta dà il Peque Na (Perché No, in Patois, dialetto valdostano), ed è una riproposta di un vino apprezzato dai vecchi della zona.
Il lavoro di Didier, infatti, è basato sulla riscoperta di valori antichi: vitigni autoctoni, concimazioni naturali, rispetto dell’uva che entra in cantina, affinamento in legno con cautela.
Non fatevi ingannare, Didier non è il tipo serio che potete vedere nel video; mentre mi racconta queste cose, ha l’aria divertita di un ragazzo a cui piace fare (bene) il suo lavoro.
[…] i servizi su Didier Gerbelle e Les Cretes (su cui torneremo presto per le […]