in breve:
la storia:
Lascio l’auto a Milazzo e m’imbarco per Salina. Sono carico come un mulo: valigia, zaino fotografico, borsa dei treppiedi. Ad attendermi al molo di Salina trovo Francesco Fenech. Con un motorino! Non so come, ma riusciamo a sistemare noi e i bagagli sul sellino e partire. Peccato solo non aver potuto filmare il nostro sfrecciare tra i tornanti dell’isola. C’è una luce magnifica, vorrei cominciare subito a girare, ma Francesco decide che prima mi devo rinfrescare. Mi porta al mio alloggio, una casetta deliziosa con affaccio sul mare. In lontananza, Stromboli. Vorrei rimanere lì per sempre, a guardare il mare tramonto dopo tramonto, tutta la vita.
Ma al momento la vita è piena di bollette da pagare, e allora mi riscuoto e raggiungo a piedi la cantina Fenech. È una grande casa bianca, con un bel pergolato sul mare, dove a un lungo tavolone hanno trovato posto diverse coppie turisti. Nei due giorni che sono rimasto sull’isola, a quel tavolo si sono alternate decine di visitatori, tutti intrattenuti dai mirabolanti racconti di Francesco, in una fantasiosa lingua anglo-sicula sottolineata da una personalissima mimica teatrale. Ma la vera sorpresa è il tetto della cantina, dove salgo a riprendere la sistemazione delle uve raccolte in giornata sui graticci da stendere al sole. Al lavoro c’è una squadra di ragazzi marocchini a torso nudo, magri ed atletici, che si muovono eleganti al suono di una musica magrebina.
A guidare il gruppo è El Haudnoui Boubid, alter ego di Francesco in vigna e cantina. Francesco parla di lui con orgoglio, “è stato premiato come miglior viticoltore dell’anno dal giornale di Sicilia”.
Ritorno giù al terrazzo e faccio amicizia con due ragazze romane. Mentre ceniamo, ci divertiamo ad assistere allo spettacolo di Francesco che racconta i suoi vini ai turisti estasiati.
Il mattino dopo vado con Boubid in vigna, dove la stessa squadra è adesso impegnata a vendemmiare. Un paio di radioline ricreano lo stesso effetto Maghreb del giorno prima, mentre tutti fanno a gara per mostrarmi i grappoli più belli.
Verso le dieci arriva Francesco con il caffè per tutti. Pausa e foto di gruppo.
Dopodiché mi carica sul motorino per mostrarmi le altre vigne e alcuni scorci di Salina. Finiamo su di un promontorio dove i vigneti sembrano tuffarsi nel mare, uno spettacolo incredibile. C’è anche una piccola chiesetta dove Francesco, dopo essersi issato su un muretto, comincia a declamare una poesia in dialetto (al minuto 7 della video-intervista). Teatro puro.
Lavorare non mi dispiace, ma farlo con un mare così bello che sembra chiamarmi a gran voce, è davvero una tortura. Mentre scatto, invidio i velisti in lontananza così come i bagnanti stesi al sole nelle calette sotto di noi.
Per la serata, Francesco mi ha preparato un gran finale. Ancora una volta la terrazza è piena di turisti, che qui arrivano da tutto il mondo. C’è un gran vociare allegro, e al centro di tutto c’è lui, Francesco. Mentre si alternano le portate, lui racconta e intanto mesce vini di tutti i tipi. L’azienda Fenech è famosa per la malvasia, che lui ci propone in versione secca e poi dolce. Ci offre poi del Perciato, rosso ottenuto da uve di perricone, per passare poi al Disiato, un passito di corinto nero creato col sistema del vino perpetuo. Per finire, non ci fa mancare neppure una grappa e un gin. Confesso di non ricordare come sia riuscito a tornare alla mia casetta, ma ricordo invece bene la tristezza del mattino dopo, quando ho dovuto lasciare Salina e l’amico Fenech!
Giovanni dice
la bella bellezza….
Alessandro dice
Come sempre tutto molto interessante.
Hello World!*hs=4af36415c3b327b9babfb60f46967831* dice
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