Siamo nella vigna Ravera, a godere degli ultimi raggi di sole, immersi in un mosaico di vigne multicolori. È un vigneto così impervio che solo a stare in piedi vien male ai tendini, “da bambino lo odiavo, seguivo mio padre nel lavoro, e c’era sempre da andare giù a prendere l’acqua, o una cesoia, e a salire la fatica spaccava le gambe. Ora, appena posso, mi rifugio qui”.
Ci sistemiamo per l’intervista, Ferdinando si siede nell’erba alta, appoggiandosi al tronco di una vecchia vite.
“Sono nato in quella casa lì sotto. È giusto sul confine della zona del Barolo, fuori di pochi metri. Un tempo era così isolata che certi inverni saltavo la scuola per giorni, quando nevicava tanto. Giocavo per ore da solo nei boschi, sono cresciuto un po’ selvaggio, e questa natura selvatica mi piace trasmetterla al mio modo di lavorare, per ritrovare nei miei vini gli odori, i sapori e le sensazioni della mia infanzia.
Un po’ mi vergognavo, di essere figlio di contadini poveri. Oggi l’abbronzatura viene apprezzata, io invece la nascondevo; andavamo in gita al mare, e io ero sempre quello più scuro perché passavo l’estate a lavorare in vigna, e ai miei amici dicevo che era per via delle vacanze in Sardegna, passate con i miei genitori. Non faccio fatica a dire che mi imbarazzava essere “il figlio del contadino”. Gli altri andavano in giro a divertirsi, e io dovevo stare a casa a raccogliere le nocciole, o ad aiutare in vigna. Poi c’era il problema delle mani, sempre sporche e scorticate dal lavoro. Ma se oggi sono così, se sono così le mie vigne e i miei vini, e se sono così i rapporti con la mia famiglia, lo devo al modo in cui son cresciuto, a quelle estati passate a lavorare. È questo che vorrei riuscire a trasmettere a mio figlio, ma so che è difficile. E anche la mia ricerca verso qualcosa…(si ferma, cerca le parole), oggi i termini si sprecano nel mondo del vino…vorrei usare qualcosa che non è stata già detta…nella ricerca di qualcosa di più veritiero possibile, penso che questa realtà io l’ho vissuta, ne vado fiero, e la metto nelle mie bottiglie”.
video: Mauro Fermariello montaggio: Mauro Di Schiavi
di più: www.ferdinandoprincipiano.it
[…] (eh noi social addicted, ma anche no). Ricordo d’aver guardato divertita la sua intervista a Tarzan e di essermi ritrovata a curiosare tra i molti altri racconti e volti enoici che animano il suo […]