“La cosa importante per noi è associare in modo inscindibile il vitigno alla zona di coltivazione”.
Questo mi diceva Michela Carlotto in un’ intervista del 2012, e questo, con altre parole, continua a ripetermi oggi. Intanto molte cose sono cambiate: io sono diventato più vecchio, Michela è diventata mamma, la superficie vitata dell’ azienda Ferruccio Carlotto è passata da due ettari e mezzo a sei ettari (in affitto). Due ettari ad Ora, con schiava e lagrein, 4 a Mazzon, pinot nero. Al mio arrivo Ferruccio è indaffarato con il muletto a scaricare pallet di vetreria, così mi affida a Michela.
La rivedo sempre con piacere, Michela mi è piaciuta molto sin dal primo incontro. Timida e determinata, con una visione del vino rigorosa e poetica al tempo stesso. Quando capisce che non son venuto solo per le foto, ma che mi serve anche un piccolo video, ha un leggero mancamento. Ma siccome ha senso del dovere, non si tira indietro. E riprendiamo da dove ci eravamo lasciati, vitigno e territorio.
“Per noi è prioritario coltivare il vitigno giusto nel posto giusto. Quindi coltiviamo ad Ora il lagrein e la schiava, perché ad Ora le acque non vengono trattenute dai terreni, che rimangono asciutti e si scaldano più facilmente, dando così una buona maturazione in autunno a queste uve tardive. Invece a Mazzon i terreni (argilloso-calcarei) sono esposti ad ovest, risultando quindi freschi al mattino e più caldi al pomeriggio, condizioni ideali per il pinot nero.
È il posto giusto a dare valore aggiunto al vino, ed è solo grazie a questo valore aggiunto che riusciamo ad avere la vera espressione di quel vitigno. Altrimenti possiamo avere comunque un buon vino, però banale”. Idee chiare, non c’è che dire.
Saliamo a Mazzon, dove i Carlotto si apprestano ad impiantare un nuovo vigneto. Appena sotto il il terreno ci sono il castel Caldiff e il maso Schlosshof dove è nato Ferruccio, è un cerchio che si chiude.
Qui a Mazzon ogni particella ha una sua specifica caratteristica, e Michela racconta del dispiacere di dover sacrificare le individualità delle singole vigne al momento della vinificazione. Intenzione dei Carlotto è di destinare questo nuovo vigneto alla creazione di un vino che esprima un singolo appezzamento, per “mettere in bottiglia un vigneto”. È già pronto il nome, Vigna Castel Caldiff. E noi siamo qui ad aspettarlo fiduciosi.
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