
Gratta e vinci, nessuno aveva capito veramente quanto guadagna chi lo vende - winestories.it
Il business dei Gratta e Vinci si rivela meno redditizio di quanto molti credano: scopri quanto guadagna davvero un tabaccaio su ogni biglietto venduto.
In Italia, le tabaccherie hanno assunto un ruolo sempre più centrale nella distribuzione dei giochi pubblici, tra cui i Gratta e Vinci, oggi tra le fonti di incasso più importanti per chi lavora nel settore. Ma quanto guadagna davvero un esercente per ogni tagliando venduto? La risposta si trova nelle regole fissate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che stabiliscono l’aggio, ossia la quota percentuale riconosciuta su ciascuna operazione. Questo margine è spesso oggetto di confusione o stime gonfiate, mentre i dati ufficiali raccontano una realtà più definita e meno redditizia di quanto si pensi comunemente.
Il margine effettivo: l’aggio dell’8% e come incide sul guadagno reale
Ogni Gratta e Vinci venduto in tabaccheria garantisce all’esercente un aggio fisso dell’8%, calcolato sul prezzo di vendita del singolo biglietto. Non c’è IVA su questa cifra, quindi si tratta di un guadagno netto. Tradotto in termini pratici, se un cliente acquista un biglietto da 10 euro, il guadagno per il tabaccaio è di 80 centesimi. Per un biglietto da 1 euro, l’introito si ferma a 8 centesimi. E per un tagliando da 20 euro si arriva a 1,60 euro. Non cambia nulla se il biglietto risulta vincente o meno: la percentuale incassata resta sempre identica. Nessuna quota extra viene riconosciuta in caso di premi riscossi, anche se si tratta di vincite importanti. Questo meccanismo rende chiara una cosa: ciò che conta davvero per la redditività del punto vendita non è il numero di biglietti vincenti, ma il volume delle vendite e il valore medio dei tagliandi distribuiti.

A differenza di altri prodotti come le sigarette, che garantiscono un margine simile ma con costi accessori più alti (logistica, tasse indirette, rischio svalutazione), i Gratta e Vinci risultano tra le poche categorie con redditività costante e parametri trasparenti. È per questo che molti tabaccai ne fanno una delle colonne portanti della propria offerta quotidiana.
Strategie, concorrenza e dinamiche nascoste del mercato
La stabilità dell’aggio non esclude che esistano margini di manovra commerciale anche in questo segmento. I titolari più attenti tendono a privilegiare la vendita di tagliandi di fascia alta, per massimizzare il guadagno per singola operazione, pur mantenendo un assortimento ampio che copra ogni tipo di richiesta. In negozi molto frequentati, come quelli vicino a fermate o uffici postali, è più facile generare volumi significativi, anche senza puntare su promozioni o sconti. Al contrario di quanto si possa credere, le vincite dei clienti non portano bonus al rivenditore. Nessun premio aggiuntivo, nessuna commissione extra. Se un cliente grattando incassa 500.000 euro, il tabaccaio continuerà a trattenere il solo aggio dell’8% relativo alla vendita. Eppure, quando succede, la ricevitoria ne esce rafforzata in termini di visibilità e passaparola, attrattiva per nuovi clienti che sperano di replicare la fortuna.
Molti negozi combinano la vendita di Gratta e Vinci con altri servizi a bassa marginalità, come bollettini, marche da bollo, ricariche telefoniche o biglietti della lotteria nazionale. È una strategia per aumentare il tempo di permanenza nel locale, spingere all’acquisto multiplo e garantire un flusso continuo anche nelle ore meno redditizie. In media, il reddito netto di una tabaccheria italiana si muove in una forchetta ampia, tra 18.000 e 45.000 euro l’anno, variabile in base alla zona, alla clientela e all’offerta integrata. I Gratta e Vinci, in questo scenario, non rappresentano una fonte miracolosa ma un elemento stabile, prevedibile e ben normato, che resta cruciale soprattutto nei contesti a forte affluenza. Chi gestisce una tabaccheria oggi non può fare a meno di includere i Gratta e Vinci nella propria proposta, ma deve anche saper leggere i numeri dietro ogni vendita. Perché la fortuna, come si sa, può essere cieca. Il bilancio, invece, non lo è mai.