Credo che il mio navigatore riceva sovvenzioni sottobanco dalle pro loco rurali per favorire l’incremento dei visitatori nei loro comuni, ché altrimenti non si spegherebbero i giri oziosi che ogni tanto mi fa prendere. Andando all’azienda Grifalco – a Pian di Camera, Venosa – a un certo punto mi sono arreso.
Ero nel vuoto più assoluto, e qualunque direzione prendessi, una sensuale voce femminile mi ripeteva “effettuare inversione a U”. L’inversione a U l’avrei volentieri fatta al collo della signorina, l’avessi avuta tra le mani. Così ho chiamato l’azienda, e Lorenzo Piccin mi ha tele-guidato fino alla cantina.
Ma il vuoto ha il suo fascino, e quando sono arrivato Lorenzo era lì che lo osservava.
In realtà, era solo una breve pausa per riprendere fiato, tra l’arrivo di un carico d’uva e l’altro. E infatti appena arriva il camion si crea subito un gran movimento. Lorenzo versa le cassette nella tramoggia, a servigli i pezzi c’è il fratello Andrea, la sorella Francesca e la sua ragazza Sonia.
Francesca e Sonia sono di passaggio, una si occupa di progetti internazionali per una onlus in Africa, l’altra fa veterinaria a Torino. Andrea e Lorenzo sono invece in azienda, oramai lucani nonostante l’accento toscano. Andrea si occupa di marketing e vendite, Lorenzo di tutto ciò che concerne la produzione (anche se in campagna i ruoli non sono mai troppo fissi, e ad Andrea oggi toccano un bel po’ di quintali d’uva da scaricare).
Di fatto, i fratelli hanno replicato la divisione dei ruoli già praticata dai genitori nell’azienda Salcheto di Montepulciano. Il padre Fabrizio a fare il vino, la mamma, Cecilia Naldoni, a venderlo. Una scelta di vita risalente agli anni ’80, loro laziali a cercar fortuna in Toscana. E poi la voglia di cambiare, e riprovarci in Basilicata nel 2002, lasciando un territorio affermato per uno tutto in divenire. Nasce così Grifalco, e nel nome ritoviamo il grifone, simbolo di Montepulciano, e il falco, diffuso in tutta la Basilicata. Subito interessante il progetto aziendale, con l’idea di valorizzare i differenti terroir presenti nel Vulture. Ma a un certo punto Fabrizio e Cecilia decidono di aver lavorato abbastanza, e lasciano tutto nelle mani dei figli, che se la vedessero un po’ loro! E loro bravi, meticolosi e pieni d’entusiasmo. Lorenzo diventa enologo, mentre Andrea decide che il modo migliore per fare il mestiere di sua madre è proprio imparare da lei, seguendola nei suoi viaggi.
Ora i ragazzi sono lanciatissimi, e i loro vini hanno ottimi riscontri. C’è solo da lavorare ancora un po’ sull’accento lucano.
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