video Mauro Fermariello montaggio Mauro Di Schiavi
“Ma chi si dà la pena di fare ancora il vino? E chi, ammettendo che qualcuno lo faccia ancora, chi si dà la pena di trasportarlo a Napoli e di venderlo? Chi lo cerca, chi lo vuole ancora? Chi si ricorda che esisteva?” Così Gino Doria a Mario Soldati, nel sempre vivo “Vino al vino” parlando del Gragnano.
Ecco, io lo volevo ancora, il Gragnano. L’ho cercato a lungo, nelle mie fantasie. Era il compagno ideale per una salsiccia e friarielli, o per un morso di pane e mozzarella, “come un lambrusco di più corpo, come una barbera di meno corpo” (sempre Soldati). Mai invadente, esaltava i sapori della cucina campana.
Lo prendevamo in un oscuro vinieoli vicino a casa. Il padrone era basso, e compensava con due baffoni bianchi e uno sguardo truce. Mai un sorriso. Forse a lui devo il mio timore per le enoteche.
Ma il Gragnano era buono, nei miei ricordi accompagna tutte le serate con gli amici.
Poi ho lasciato Napoli, il vinieoli ha chiuso, e per anni me ne è rimasta la voglia. Il brano di Soldati me l’ha rinfrescata, ho preso informazioni, ed eccomi alla Grotta del Sole, a Quarto.
Mi riceve Francesco, in rappresentanza della famiglia Martusciello, nel magnifico vigneto che affaccia sul Lago di Averno, uno spettacolo nello spettacolo.
Ci sono molte buone ragioni per lasciare Napoli, e forse altrettante per volerci tornare.
Una di queste è la piacevolezza degli incontri; non sai se e quando rivedrai il tuo interlocutore, ma nel tempo in cui si sta insieme si dà il meglio di sé. Francesco è un bel signore alto e forbito, e dopo cinque minuti di chiacchiere comincio a fantasticare su come convincere moglie e figli a trasferirci a Napoli.
Francesco mi parla della famiglia, della cantina del nonno a Pozzuoli,negli anni ’20, del vino prodotto dal padre e degli zii, dei grandi pranzi familiari, del silenzio che si creava a tavola durante il primo assaggio, e del timore dei giovani ad emettere un parere. Un giudizio sbagliato valeva mesi di sfottò.
L’azienda moderna nasce nel ’92, sull’intuizione di valorizzare il territorio ed i vini campani, scelta non ovvia in quegli anni. Ma si potevano mai perdere le viti a piede franco dell’area flegrea? O le viti maritate ai pioppi, alte 20 metri, dell’agro aversano? Si poteva abbandonare la produzione di Gragnano, il vino di Napoli?
Vengono così riconvertiti i vigneti nei Campi Flegrei, in Penisola Sorrentina e ad Aversa, zone vinicole di antichi splendori, decadute fino a produrre semplici vini da tavola.
La famiglia Martusciello ha il grande merito di aver contribuito alla rinascita dell’enologia campana. Da allora, Falanghina, Piedirosso, Gragnano, Lettere, Asprinio, Lacryma Christi, Fiano, Greco di Tufo, Aglianico ne hanno fatta di strada!
Per saperne di più: www.grottadelsole.it
Ma e’ vero che l’azienda ha chiuso?
Lei sa i motivi?
Non riesco piu’ a reperire i loro Gragnano e Lettere…