Visitare la tenuta de Il Mosnel è come viaggiare in una macchina del tempo. Ti lasci alle spalle l’A4, terrorizzato dagli enormi Tir, ti inoltri nella Franciacorta, arrivi a Camignone , e ti ritrovi all’inizio delll’800. Sarà stata la suggestione della neve, le belle costruzioni, i grandi cortili, gli ippocastani, insomma mi sembrava di essere finito in una pagina di “Guerra e pace“.
Ad accogliermi Lucia e Giulio Barzanò, che rafforzavano le mie impressioni con una cortesia d’altri tempi. La famiglia Barboglio ha rilevato l’azienda nel 1836 (vedete che avevo ragione?), ma le cantine cinquecentesche testimoniano una storia più antica.Il nome invece è del 1976, e significa “pietraia”. Altra importante modifica è stata l’abbandono, nel 1980, della vinificazione con metodo Charmat per il metodo Classico. La grande spinta innovativa è stata opera di Emanuela Barboglio, madre di Lucia e Giulio. Oggi sono loro a condurre l’azienda, Lucia per il marketing e le relazioni esterne, Giulio per la parte tecnica e commerciale.
Gli ettari sono 38, a conduzione biologica, per una produzione di circa 230.000 bottiglie, e i vitigni sono chardonnay (70%), pinot bianco (20%) e pinot nero (10%). Si producono così sette diversi Franciacorta, tutti caratterizzati dal fatto che parte delle uve maturano in barrique, preparate da un”lavaggio” iniziale con un passito. Per le ultime riprese saliamo in sala degustazioni, dove arriva la parte più piacevole del mio lavoro, ovvero gli assaggi (ma anche l’arrivo dei bonifici bancari non è male).
La sala è luminosa, con grandi finestre che danno sui vigneti innevati. Mentre li osservo, con in mano un ottimo Pas Dosé, mi torna in mente Tolstoj, e mi chiedo chissà cosa beveva, e sopratutto, chissà se scrivere gli veniva difficile come a me.
di più: www.ilmosnel.com
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