Ancora in Basilicata, e sempre nel Vulture. Di conseguenza, ancora aglianico del Vulture. Ma stavolta non siamo fortunati come le altre volte, e quando arrivo all’appuntamento con Carolin Martino, il cielo non fa prevedere niente di buono.
Decidiamo di andare subito in campagna, per anticipare la pioggia. C’è un vento che ci porta via, ma mi fa gioco per fotografare Carolin.
Siamo in piena vendemmia, l’uva è pronta per essere raccolta.
Il vento ci impedisce un’intervista in esterno, siamo costretti a rientrare in cantina, dove ci raggiunge Gerardo Briola, enologo dell’Armando Martino.
L’azienda ha una storia antica; nata nell’ottocento a Rionero in Vulture, ha preso l’attuale assetto negli anni ’40. Quindici ettari, tra proprietà e conferimento uve, nei diversi comuni alle pendici del vulcano, per un totale di 250.000 bottiglie. Perlopiù aglianico del Vulture, ma anche greco, malvasia, moscato e chardonnay. A gestire il tutto, la mano “storica” di Armando Martino, e quella giovane della figlia Carolin.
La cantina è proprio nel centro di Rionero, con locali in entrambi i lati della piazza. I locali saranno anche tanti, ma in vendemmia è una cosa davvero ardua trovare un luogo silenzioso. Alla fine ci riusciamo (più o meno) e Carolin mi racconta la sua storia. Studi a Roma, e poi la voglia di tornare a casa. Non per nostalgia, ma per la profonda convinzione di vivere in un territorio meraviglioso, con un potenziale di crescita tutto da scoprire. Se avete mai messo piede in Basilicata, non potrete che essere d’accordo.
Roberto Tagliabue dice
Grande Aglianico: bravi ragazzi!!!