video: Mauro Fermariello montaggio: Mauro Di Schiavi
Ormai è provato, ci potrei scrivere un teorema: quanto più un’azienda è difficile da raggiungere, tanto più ritorno soddisfatto dalla visita. Per andare a trovare Giuseppe Tognotti, di Maso Michei, ci si inerpica per strade sempre più strette , fino a Ronchi di Ala. C’è ancora la neve, comincio a pensare d’aver sbagliato strada, fino a che sulla destra mi appare un crinale tutto bianco, coperto da una ragnatela di viti. Rincuorato, vado avanti, e dopo altri due tornanti trovo Giuseppe che mi aspetta al cancello. C’è chi nel vino ci casca da bambino, e chi ci si tuffa da adulto. Questo è il caso di Giuseppe, che ha lasciato il lavoro di finanziere per dedicarsi alla terra, piantando le prime vigne nel 2002, mentre la moglie, Michela Bruni, sistemava il maso del ‘500. I vitigni erano müller thurgau, gewürztraminer e pinot nero; negli anni si sono aggiunti chardonnay e moscato. Oggi gli ettari sono una decina, partono dagli 820 per arrivare agli 890 metri d’altezza, e di queste cifre Giuseppe è molto fiero, sono per lui come gli 8.000 per Messner .
Sono terreni che richiedono molto lavoro manuale, ci si sposta con fatica, e si rischiala vita. Dopo avermelo detto, Giuseppe mi carica sul quad e mi scorrazza tra ripidissimi pendii. E’ tutto bellissimo, la neve, il sole, le piante. La montagna di fronte pare di poterla toccare.
Torniamo in cantina, e cominciamo l’intervista. Il cerimoniale è sempre quello: dapprima una fase di studio, senza sbilanciarsi troppo, un po’ di chiacchiere generiche, poi si cerca di capirsi meglio, e all’improvviso, come per magia, appaiono bottiglie, bicchieri, coltelli, un tagliere, tocchi di formaggio e salamini. I vini sono freschi, sapidi, comincio a pensare al ritono, ai tornanti che dovrò affrontare.
Proviamo l’823, un metodo classico ottenuto da uve di pinot nero, dosaggio zero, estremo come le montagne che circondano Maso Michei. Verrà presentato tra pochi giorni al Vinitaly, e ci sono molte aspettative.
Intanto fuori diventa buio, e Giuseppe continua a raccontare: “Il mio sogno non era essere l’uomo più ricco del mondo, ma quello più libero”. E’ davvero uno spirito indipendente, ha fatto scelto coraggiose, lungimiranti.
Lui ci prova a fare il burbero, ma si vede che è un buono, e alla fine comincia a preoccuparsi per me: “Ma ce la fai con questo mestiere, guadagni abbastanza?”
Non so se guadagno abbastanza, ma incontri come questo sono impagabili.
di più: www.masomichei.com
Mauro, a volte basta solo questo, cioè : l’impagabile..
Il resto è solo Hdemia..
Ecco perchè ho chiamato Giuseppe : The Flying Tiger.. perchè vola sempre alto..!
Buon tornante..!