Arrivo da Peter Zemmer di primo pomeriggio. C’è una bella luce che batte sull’edificio principale dell’azienda, che per la forma mi ricorda un piroscafo. Scendiamo subito in barricaia per l’intervista.
»Sono tre generazioni che la mia famiglia si dedica alla coltivazione di uve tipiche, qui a Cortina d’Adige, sulla Strada del Vino. Il nostro terroir si presta alla produzione di vini bianchi, e storici per noi sono i vitigni a bacca bianca con origini della Borgogna, come Pinot bianco, Pinot grigio, Chardonnay. Le uve rosse sono di Pinot noir, Lagrein, Schiava, Cabernet e Merlot. Produciamo circa 400.000 bottiglie, le distribuiamo ovunque nel mondo, a ristoranti, enoteche e alimentari specializzati, dove si è creata una clientela affeziona ai nostri vini. E Cortina d’Adige è un paese piccolo, seicento abitanti, ma ospita più di trentamila turisti all’anno, e non mancano le visite in cantina di appassionati, che assaggiano e fanno poi ottimi acquisti.
Abbiamo il vigneto alla quota più bassa dell’Alto Adige, 220 metri d’altitudine, così come produciamo uve anche oltre i 1.000 metri. I terreni sono calcarei, di roccia dolomitica, ma ci sono anche parcelle con terreni più argillosi, che si prestano alla produzione di vini aromatici come Gewürztraminer, Sauvignon e Müller-Thurgau. Gran parte dei nostri impianti sono allevati a Guyot, ma i più vecchi – alcuni hanno anche ottant’anni – sono ancora a pergola. I primi ci consentono di avere un maggior numero di piante per ettaro, meno grappoli per pianta ma di miglior qualità. In alcuni casi, l’ombra fornita dalla parete fogliare della pergola, come per il nostro Lagrein, ha ancora la sua importanza.
Il cambiamento climatico si fa sentire, e le montagne sono la nostra fortuna; ci permettono di spostare in quote più elevate le vigne più basse, alla ricerca del microclima ideale per mantenere inalterato lo stile dei nostri vini bianchi. Il vigneto più alto è a 1030 metri d’altitudine, e siamo alla ricerca di situazioni simili per spostare i vigneti di fondovalle che iniziano a soffrire il caldo.
Il Giatl è il vino simbolo della cantina, il primo e unico Pinot grigio Riserva dell’Alto Adige, adatto anche a chi non ama questo vitigno. Purtroppo non sempre è allevato al meglio, cosicché troviamo livelli qualitativi molto diversi. Gli dedichiamo il 25% della nostra produzione, e sono sempre più convinto di puntare anche in futuro su questo vino. Il vigneto Giatl ha rese molto basse, circa 45 ettolitri per ettaro, e la fermentazione e l’affinamento vengono fatti in barrique.
Il nostro Lagrein viene dal comune di Ora; una zona calda, con terreni sabbiosi, un terroir ideale per uve a bacca rossa che maturano tardi, e che vendemmiamo verso fine ottobre. La fermentazione avviene in acciaio, poi il 50% viene messo in barrique nuove, e l’altro 50% in barrique di secondo passaggio. È un Lagrein molto speziato, di buon corpo e molto longevo.
Sono cresciuto seguendo il lavoro di mio nonno e di mio padre, la passione del vino ce l’ho sin da bambino. Ho esperienza, ma alla fine il lavoro dell’enologo dipende tanto da chi lavora la vigna e dall’aiuto di chi sta sopra di noi». E sorridendo Peter alza gli occhi al cielo. Decidiamo di andare a fare le riprese in vigna, ma uscendo dalla cantina il tempo è drammaticamente cambiato, dai monti un’enorme massa nera si avvicina velocemente. Peter si tende, osserva inquieto, ma poi tutto si risolve con un forte acquazzone. Stavolta “chi sta sopra di noi” ha voluto che fra due anni noi si possa bere del buon vino di Peter Zemmer.
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