Arrivo da Martin Gojer, azienda Pranzegg, alle nove. Maso e vigne sono ancora in un’ombra azzurra, mentre il versante opposto della valle è splendente di sole.
Suono il citofono e la porta si apre. Martin mi aspetta di sopra, ma io resto intimorito dal calore del legno che mi circonda, il primo impulso è di togliermi le scarpe. Prendiamo un caffè, intanto Martin comincia a raccontare, “questo è un luogo di confine tra la cultura italiana e quella tedesca, un luogo di transiti e di commerci. Sotto la nostra vigna, ai piedi del monte Colle, passava un ramo della via Claudia Augusta. Oggi ci passa la A22, ma siamo lì. Un posto difficile da decifrare, chi viene dal nord interpreta Bolzano, l’Alto Adige e la nostra cultura in maniera differente da chi viene dal sud. È difficile farsi capire, ma è molto importante darsi una propria identità. Anche il clima risente di questo essere un luogo di frontiera.
Ad inverni rigidi si contrappongono estati molto calde, e in primavera e in autunno le escursioni termiche sono notevoli. Tutto questo dona molta variabilità ai vini. I terreni sono porfirici, acidi, con molta silice, derivanti da un esplosione vulcanica di 250 milioni di anni fa. Ricchi anche di argilla, quindi profondi e con una buona ritenzione idrica. Alla formazione dei terreni hanno contribuito le morene dei ghiacciai della Valle Isarco, che trovarono il loro sbocco naturale nella piana di Bolzano. Si trovano quindi nello scheletro dei terreni basalto, granito e molti ciottoli, che garantiscono un buon drenaggio. Facciamo vini aerei, leggeri, minerali, molto sapidi. Acidità bassa, ma con un buon richiamo di salivazione, provocato dalla salinità. Vitigni principali a bacca rossa sono la schiava e il lagrein, vitigni autoctoni che sono qui da oltre 500 anni, mentre i bianchi sono müller-thurgau, pinot bianco, sauvignon blanc e poi, molto importante per noi, il gewurztraminer”.
Anche la gatta Mau sembra apprezzare, appena Martin poggia le bottiglie sul tavolo sale anche lei e si mette in posa al loro fianco.
Si è fatto tardi, dobbiamo raggiungere Marion e Alberto, che stanno potando nella vigna di Oberplatten, sul versante opposto al nostro. La mamma di Martin ci consegna un paio di cesti per il pranzo . In un quarto d’ora arriviamo su; è un vigneto di forte pendenza, con un panorama magnifico (devo trovare dei sinonimi, mi sa che queste parole qui in Alto Adige le ripeterò spesso).
Martin si aggrega ai potatori, ma è tardi, così dopo poco decidono di fare pausa. Ho un altro appuntamento, non posso fermarmi a mangiare con loro, ma vado via a malincuore. Li lascio lì, felici nel sole, a godersi un piatto di pasta e una fetta di strudel.
“
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