L’indirizzo è perfetto, Strada del Vino 1, Caldaro. Lo è anche la posizione, la Tenuta Ritterhof affaccia su vigne che digradano verso il lago di Caldaro, ma proprio accanto scorre la provinciale. E così c’è un flusso costante di turisti che si fermano a degustare al punto vendita, o approfittano del bel ristorante al piano superiore. Per non sbagliare, cercate lungo la strada un enorme grappolo di pietre blu, alto più di due metri.
Direttore della tenuta è Ludwig Kaneppele, che mi aspetta in cantina per l’intervista. Con lui c’è la figlia Eva, da poco entrata in azienda. La vedo intrattenere una comitiva di turisti, parla con cognizione di causa e sorride molto. Mi sembra un ottimo acquisto per la Tenuta.
«La Tenuta Ritterhof fu fondata nel 1967, e acquistata da Roner nel ’99» racconta Ludwig, che è parte della famiglia Roner. «Quando siamo arrivati qui, la produzione era al 90% di Schiava, e finiva quasi tutta in Svizzera.Oggi la Schiava è il 10% dei nostri vini. Abbiamo rivoluzionato tutto, cercando di piantare il vitigno giusto per ogni terreno. Questa è una zona molto adatta per il pinot bianco, lo chardonnay e, soprattutto a Termeno, per il gewürztraminer. È un vitigno che è sempre stato nel mio cuore, lo produceva anche mio padre. Abbiamo trovato un posto meraviglioso per allevarlo, nel 2000 l’abbiamo ripiantato, e da tredici anni produciamo il Gewürztraminer Auratus.
Per i rossi, abbiamo identificato una zona ideale per il Lagrein, dove produciamo il Latus ed il Manus. Quest’ultimo non tutte le annate, ma solo quelle di alta qualità
Il mio lavoro? Difficile a dirsi, faccio di tutto. Mi occupo dell’amministrazione, così come dei vini. In collaborazione con l’enologo, lavoro per dare un indirizzo alle diverse linee prodotte in azienda. Ogni vigna ha il suo carattere da rispettare, con l’enologo cerchiamo di sviluppare l’identità di ciascun vino, sempre nel rispetto delle tipicità del vitigno. Poi ho il compito di affiancare il lavoro dei produttori che ci forniscono le uve; abbiamo 7,5 ettari di proprietà, ma lavoriamo le uve di 30 ettari di nostri conferitori. Molti di questi sono già alla terza generazione che ci affianca. Ed è importante tenere contatti continui, se si vogliono le uve giuste, ottenute con metodi che rispecchino la nostra filosofia, come il tipo di lavorazioni in vigna o il numero di quintali per ettaro. I nostri interventi sono graditi, ogni anno si presentano problemi diversi, e noi possiamo riportare le esperienze degli altri produttori, dare la via verso un obiettivo comune.
La nostra cantina è caratterizzata da tre colori, il marrone, il verde e il blu. Il marrone rappresenta la terra, il verde la foglia, e il blu ricorda il colore dei grappoli maturi, che sono blu, non rossi. E con questi tre colori abbiamo identificato le nostre linee di vini. Con il marrone la linea Terra, vini classici tradizionali della zona. La linea Collis, verde, rappresenta la collina, dove si producono i vini più importanti. E poi il blu, la linea Rarus, il nostro tesoro. Così, con questi colori che ricordano la natura, riusciamo a comunicare i nostri vini al consumatore.
Mi piace capire come, lavorando con la natura, si possa realizzare un vino dell’annata. Non si può avere un vino sempre uguale, è impossibile. Si lavora con la natura, che dà quello che deve, e noi dobbiamo rispettarla, cercando di ottenere il meglio da ogni annata. Non possiamo decidere noi, noi possiamo solo fare le cose giuste al momento giusto, ma alla fine è sempre la natura che dice l’ultima parola».
Sempre grande! Il mio feed piangeva a non vedere niente di tuo da tempo!
Quoto: «Non si può avere un vino sempre uguale, è impossibile. Si lavora con la natura, che dà quello che deve, e noi dobbiamo rispettarla, cercando di ottenere il meglio da ogni annata. Non possiamo decidere noi, noi possiamo solo fare le cose giuste al momento giusto, ma alla fine è sempre la natura che dice l’ultima parola».