Mister Amarone. Lo chiamano così, Sandro Boscaini, e il titolo se l’è meritato sul campo. D’altra parte, se nasci in una casa dove in soffitta c’è uva che matura, e in cantina uva che fermenta, hai poche vie di scampo.
In realtà, il padre di Sandro aveva per lui altri progetti. Conosceva la fatica delle vigne, e volentieri l’avrebbe risparmiata al figlio. Erano anni di grandi produzioni e piccoli prezzi.
Ecco come ce li racconta Sandro: « C’erano tre vini nei trani (osterie) a Milano, quando li frequentavo da studente. Il vin ciar, il vin scur e il vin gross. Lo scuro erano i vini piemontesi, il grosso i vini meridionali, e il chiaro quelli del Nord-Est, vini semplici, leggeri e beverini. Venivano chiamati “Valpolicella”, ma in realtà riguardavano un territorio molto più esteso.
C’era sì una presenza di vini di pregio, ma riguardava solo una piccola nicchia di amatori lombardi o tedeschi, per il resto era una produzione di massa, venduta perlopiù in damigiana, dove non venivano riconosciuti i crediti del produttore né del territorio. Mio padre non vedeva quindi i presupposti per continuare su questa strada, se non producendo vino ignorando l’uva, cosa che non era nel nostro stile».
Ma alla fine Sandro nelle vigne c’è andato, e c’è rimasto, fino a diventare Mister Amarone.
Ecco la sua storia.
video: Mauro Fermariello montaggio: Mauro Di Schiavi
di più: www.masi.it
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