Winestories è nato per raccontare le storie dei vignaioli. Per farlo utilizzo le foto, i video, la scrittura. Non seguo regole precise, cerco di far coincidere il mio modo di vedere con le esigenze dei produttori. Senza fretta, prendendomi tutto il tempo che occorre. Mi piace camminare in vigna, o stare al fresco di una cantina ad ascoltare i racconti della campagna.
Mi piace lavorare in questo ambiente, passo molte giornate in vigna, al punto che oramai sento le stagioni come se coltivassi anch’io la terra. Mi alzo al mattino e guardo il cielo, ogni grandinata mi fa star male. E il complimento più bello me l’ha fatto quest’anno una produttrice veneta, dicendomi “oramai sei uno di noi”.
Raccontare le storie del vino non è difficile, basta saper guardare, voler ascoltare. Perché qui la bellezza è ovunque; sono belli i filari nelle diverse stagioni, le botti e gli acciai, i colori delle uve e dei vini. Belle le facce di chi il vino lo produce, e belle le loro mani. Belli gli attrezzi, le cesoie, le vecchie vanghe ed i trattori. Ma troppo spesso tutta questa bellezza viene sacrificata per scorciatoie davvero poco razionali. È la sindrome di Dorando Pietri, lo ricordate? Era l’atleta che, alla maratona olimpica di Londra, nel 1908, crollò a pochi metri dal traguardo.
Così anche molti vignaioli che, dopo aver fatto un gran lavoro in vigna e in cantina, lasciano che a comunicarlo sia la figlia sedicenne di un cugino, che tanto “fa l’artistico”, buttando così alle ortiche il lavoro di anni. I tempi sono cambiati, non è più possibile lasciare al caso le immagini che vi rappresentano, il video che descrive la vostra azienda, il modo in cui comunicate sul web.
Ecco perché è nato Winestories. Perché raccontare la vostra storia è una cosa seria.