
Senza acqua per anni, ma è ancora viva: la pianta zombie che sta sconvolgendo la scienza-winestories.it
Questa pianta è davvero particolare e può stare senz’acqua per anni. Ecco come funziona, nello specifico.
Senza acqua, non esiste vita. È una verità così assoluta da sembrare quasi scontata, eppure ci sfugge nella sua potenza quotidiana. L’acqua non è solo un elemento: è il fondamento dell’esistenza, il filo invisibile che lega ogni forma di vita, dalla più microscopica cellula fino agli ecosistemi più complessi. Il nostro corpo, ad esempio, è composto per oltre il 60% da acqua.
Il cervello, che governa pensieri, emozioni e memoria, ne contiene più del 75%. Bastano poche ore senza idratazione per iniziare a perdere lucidità, e pochi giorni senza bere per soccombere del tutto.
Nelle foreste pluviali, ogni goccia piovuta su una foglia racconta di interi sistemi biologici in equilibrio. Ci sono popolazioni che percorrono kilometri su kilometri pur di garantirsi la loro porzione d’acqua per sopravvivere. Eppure, nonostante la sua centralità, l’acqua è ancora oggi trattata come una risorsa inesauribile, mentre un numero crescente di regioni del mondo ne registra la drastica riduzione.
Proprio in un contesto di questo genere, la notizia di una pianta, rimasta senz’acqua per anni, ma comunque sopravvissuta, ha dell’incredibile.
La pianta sopravvissuta, nonostante sia stata senz’acqua per anni: ecco la sua storia
La chiamano pianta zombie perché, alla vista, sembra un arbusto rinsecchito abbandonato al suo destino: grigio, accartocciato, privo di qualunque traccia di vita.

In realtà, e qui sta la notizia incredibile, basta lasciarla a mollo in una ciotola d’acqua perché, nel giro di poche ore, riprenda vita, riacquistando un verde intenso e una consistenza carnosa. Il suo nome scientifico è Selaginella lepidophylla, ma è più famosa come “pianta della resurrezione”, una sopravvissuta dei deserti di Chihuahua, fra Messico e Stati Uniti sud‑occidentali, dove la pioggia può farsi attendere per mesi.
Il segreto di questa piccola felce primordiale sta nella capacità di mandare letteralmente in pausa il proprio metabolismo. Quando l’aria diventa incandescente e il suolo si spacca, la pianta si arrotola su se stessa formando una sfera compatta che riduce al minimo la superficie esposta al sole.
In quello stato di anidrobiosi sospende ogni attività vitale, ma non muore: i suoi tessuti sono protetti da zuccheri e proteine che sigillano le membrane cellulari come un velo protettivo. Appena l’umidità torna disponibile, quei “sigilli” si sciolgono, l’acqua rifluisce nelle cellule e la fotosintesi riparte senza lasciare cicatrici.
Il fenomeno affascina i botanici e incuriosisce chi ama portarsi a casa un frammento di natura estrema: bastano 24/48 ore d’immersione in acqua demineralizzata, poi qualche giorno di completo essiccamento prima del ciclo successivo.
Troppa umidità, paradossalmente, la farebbe marcire. Più che una tradizionale pianta d’appartamento, è un laboratorio vivente: un oggetto di studio per bambini curiosi e adulti in cerca di stupore. In Italia si trova facilmente, venduta in forma di “pallina” secca, pronta a dare spettacolo ogni volta che le si concede un sorso d’acqua.