Arrivo nel cortile di Luigi Gregoletto, a Miane, proprio mentre sta uscendo di casa. È con un cliente, vestito con un camice nero di quelli che si usavano nelle vecchie drogherie, e porta un cappello di panno verde, da alpino. Fa freddo, in effetti. Mi dà un saluto frettoloso, “oggi non sarebbe proprio giornata, con tutto quello che c’è da fare. E poi, non ho mica tanto da raccontare”. Scompare
Luigi Gregoletto
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