In Langa tutto è tradizione, molto è addirittura leggenda, e la famiglia Oberto non fa eccezione. Nei racconti di Federica e Marco Oberto, titolari dell’azienda Ciabot Berton, le descrizioni tecniche si mescolano a epici racconti familiari. Come quello che mi fa Marco mentre scendiamo nella vigna Roggeri, in una nebbiosa mattina di febbraio. Riguarda la storia del Ciabot Berton, il casolare in rovina che dà il nome all’azienda: “È disabitato
Conterno Fantino
All’ingresso mi dicono che Guido Fantino è in cantina, e m’indicano la strada, ma io già la conosco. Ero stato qui un paio d’anni fa, e mi era piaciuta questa azienda innovativa, condotta da due soci, Claudio Conterno e Guido Fantino. È una cosa insolita, la doppia conduzione; quello del produttore di vino è un lavoro individuale, è raro vedere vignaioli dividersi le responsabilità. Claudio, due anni fa, mi aveva
Beppe Rinaldi
Che ci faccio qui? E perché riesco a mettermi sempre in queste situazioni? Sono a casa di Beppe Rinaldi, vignaiolo in Barolo, e sto guardando un muro. O meglio, stavo guardando alcune stampe interessanti, quando Beppe, dal divano in cui è sprofondato, avvolto dalla nube azzurrina del suo toscanello, mi chiede sornione: ” Lo sa di chi è, quella?” Non è facile avere a che fare con Beppe Rinaldi; può
Paolo Scavino
Non aspettatevi il contadino dal volto segnato e le mani callose; piuttosto, Enrico Scavino assomiglia a un direttore di banca, con i suoi modi cortesi e pacati, elegante, pullover blu ed i mocassini lucidi. Eppure di lavoro in campagna deve averne fatto tanto, sono sessantadue le vendemmie sulle spalle. Vorrebbe evitare la video-intervista, “non so parlare in pubblico”, ma poi se la caverà benissimo, nei suoi discorsi si riconoscono passione
Cavallotto
Alfio Cavallotto, più che un vignaiolo, sembra un nouveau philosophe; scapigliato, barba di qualche giorno, camicia bianca e cappotto grigio scuro. In realtà, è tornato da appena quindici minuti dal Senegal, con un enorme ritardo. Sarà stanchissimo, ma la gentilezza deve essere un carattere di famiglia, e non mi caccia via. “C’entra anche la fortuna, nella nascita di quest’azienda. Se la marchesa Colbert , proprietaria di un immenso patrimonio in
Beppe Rinaldi
Non è facile avere a che fare con Beppe Rinaldi; può decidere che gli vai a genio, e fermarsi con te a lungo, così come anche gentilmente liquidarti con una battuta. Se ti chiamano “Citrico”, ci sarà bene un motivo. Avevo invano provato a intervistarlo per due anni di seguito, alla manifestazione di Vini Veri, a Cerea. Non c’ero riuscito, protetto com’era da un fitto capannello di amici con cui
Luciano Sandrone
Sono nell’azienda Sandrone, a Barolo, in compagnia di Barbara Sandrone. La mia intenzione era di intervistare il padre, Luciano, ma Barbara mi fa capire che oggi è impossibile, sono in vendemmia, è troppo occupato. Decidiamo di passare comunque a salutarlo. “Sento fischiare da questa parte, sicuramente è in cantina”. Barbara, per localizzare l’attivissimo Luciano, si orienta seguendo il suo fischiettare. Troviamo Luciano intento a spalare via le bucce da un
Ferdinando Principiano
Siamo nella vigna Ravera, a godere degli ultimi raggi di sole, immersi in un mosaico di vigne multicolori. È un vigneto così impervio che solo a stare in piedi vien male ai tendini, “da bambino lo odiavo, seguivo mio padre nel lavoro, e c’era sempre da andare giù a prendere l’acqua, o una cesoia, e a salire la fatica spaccava le gambe. Ora, appena posso, mi rifugio qui”. Ci sistemiamo
Anteprima Nebbiolo
Cannubi. È uno dei luoghi magici del vino, ogni volta che ci torno ho la strana sensazione di entrare in una cattedrale. Ogni sua zolla è conosciuta, ogni suo grappolo è benedetto. Mi accompagna Luca Sandrone, molto fiero dell’aspetto del suo nebbiolo. Mancano pochi giorni alla vendemmia, le altre uve sono già in cantina. Manca solo lei, l’uva regina. Non ho resistito alla tentazione, mi son fatto lasciare lì, da
Lorenzo Accomasso
La Morra, frazione Annunziata, da Lorenzo Accomasso. La prima volta ci sono andato in compagnia di Milena Vaira, produttrice, “vengo anch’io, meglio che ti presenti, è un tipo un po’ così, ma non puoi non conoscerlo, lui è il barolo”. Lo troviamo in cantina, un piccolo capannone affascinante quanto una periferia industriale la domenica pomeriggio. Non ci sente arrivare, indaffarato com’è con tubi e tini. Quando alza la testa, si