L’edificio è enorme, ma ha una sua eleganza. Belli i disegni che decorano la parete che costeggia la strada, bella la grande botte con il logo e il nome in acciaio dorato, magnifiche le vetrate dell’enoteca che affacciano sulla piana di Merano. In quanto a panorami, l’Alto Adige non delude mai. Stiamo parlando della Cantina Merano, dove in bottaia mi aspetta Stefan Kapfinger, enologo e direttore di produzione della cantina.
Franz Haas
Fisico robusto da contadino, testa da ricercatore – decorata da un gran paio di baffi – Franz Haas è sempre alla ricerca della sua zolla filosofale, la vigna perfetta per creare il vino ideale. Di solito, i vignaioli provano a spiegarti perché i loro vini siano così buoni. Franz, invece, cerca sempre di capire com’è che potrebbe migliorarli. Lo raggiungo in un pomeriggio di metà settembre; cassoni pieni d’uva emettono
Cantina S. Michele Appiano
Non è stato semplice arrivare ad Hans Terzer, enologo, cuore e motore della Cantina San Michele Appiano. Sono giorni di vendemmia, e durante l’incontro sembra essere sulle spine, sa che a momenti arriveranno centinaia di rimorchi carichi d’uva, e lui deve essere pronto a riceverli. Provo a dargli due indicazioni per la video-intervista, ma con uno sguardo mi fa capire che non c’è niente da spiegargli, e allora partiamo. «La
Weinhof Kobler
Conosco Armin Kobler da anni, per alcuni incontri nelle fiere del vino e per le comuni frequentazioni sui social. Ho sempre ammirato il suo equilibrio; veste elegante, ma con sobrietà, partecipa alle discussioni sui social con puntiglio, ma senza mai trascendere. Così non mi stupisco quando mi accoglie nella sala di degustazione del Weinhof Kobler: tutta bianca, tavolo bianco, sedie bianche, l’attenzione rivolta solo alla bottiglia in esame. Un’esperienza zen.
Cantina Laimburg
Il Centro di Sperimentazione di Laimburg sembra un piccolo campus universitario; all’ingresso filari di meli e viti; poi, a ridosso della rocca, diverse palazzine da cui esce un via-vai di ricercatori e giovani studenti. Mi accompagna il responsabile della cantina, Günther Pertoll; si muove veloce, parla con voce tonante, è un concentrato d’energia ed entusiasmo. Si diverte a stupire l’ospite con un passaggio segreto abilmente dissimulato, mi mostra con aria
Peter Zemmer
Arrivo da Peter Zemmer di primo pomeriggio. C’è una bella luce che batte sull’edificio principale dell’azienda, che per la forma mi ricorda un piroscafo. Scendiamo subito in barricaia per l’intervista. »Sono tre generazioni che la mia famiglia si dedica alla coltivazione di uve tipiche, qui a Cortina d’Adige, sulla Strada del Vino. Il nostro terroir si presta alla produzione di vini bianchi, e storici per noi sono i vitigni a
Tenuta J. Hofstätter
«La mia azienda è stata fondata da Joseph Hofstätter, lo zio della mia nonna materna, nel 1907. Lui era il fabbro del paese, ma intanto produceva vino per l’osteria della moglie. Quando capì che la produzione ed il commercio dei vini erano più redditizi, non esitò a cambiare lavoro. La seconda generazione aziendale è rappresentata da Konrad Oberhofer, mio nonno Corrado, che sposò la nipote di Joseph Hofstätter. Il terzo
Tenuta Ignaz Niedrist
«Parla lentamente, dopo tante ore di trattore l’udito non è proprio al massimo». È un Ignaz Niedrist stanco e accaldato che mi riceve in azienda, ma sempre con quel tono cortese e ironico che lo contraddistingue. Per prima cosa mi fa notare il grembiale, blu a righini bianchi, «è quello tradizionale dei cantinieri della zona. Siamo qui a Cornaiano da cinque generazioni, ma nel 1920 mia nonna, rimasta vedova, smise
Waldgries
La Tenuta Waldgries è alla base della salita che porta al Renon. Ha come sfondo lo scenario del Catinaccio e di fronte la conca di Bolzano, che nel calore di un pomeriggio luglio vibra come un miraggio. Christian Plattner, proprietario della tenuta, mi aspetta nel fresco della cantina, pochi saluti e attacca subito a raccontare: «I primi documenti che testimoniano la produzione di vino in questa tenuta risalgono al 1242. Alla
Cantina Bolzano
Le vecchie cantine sociali avevano il loro fascino, ma erano in qualche modo tutte un po’ simili tra loro. Quelle moderne no, sono firmate da grandi studi e non passano certo inosservate. Non fa eccezione la Cantina Bolzano, un grande cubo in maglie d’acciaio, attraversato da linee che disegnano una foglia di vite. L’appuntamento è con Stephan Filippi, enologo, che mi accoglie in bottaia. «La Cantina Bolzano è nata dalla