video: Mauro Fermariello montaggio: Mauro Di Schiavi
In geografia, le distanze sono relative. Montefusco, in Irpinia, dista da Napoli solo 70 km, ma è certamente più vicina a Berna.
Si respira aria buona, il paesaggio è ordinato, pulito, dà un’aria di laboriosità. Anche il clima è diverso, il mare è lontano, e allora inverni rigidi ed estati fresche.
E’ qui che Walter Mastroberardino, nel ’94, ha cercato una nuova avventura nel mondo del vino, uscendo dall’azienda familiare e fondando Terredora.
Un’azienda giovane, quindi, ma alle spalle 130 anni di esperienza. I Mastroberardino, infatti, rappresentano una buona parte della storia del vino campano, e a loro va il merito d’aver saputo valorizzare i vitigni di Greco di Tufo, Fiano di Avellino ed Aglianico. Col tempo non sono certo mancate le soddisfazioni, come i recenti riconoscimenti di Wine Spectator ed altri.
Oggi Walter Mastroberardino può contare sull’aiuto dei figli Paolo (si occupa delle tenute agricole e del mercato nazionale), Lucio (direzione tecnica della cantina ed export) e Daniela (amministrazione e pubbliche relazioni), ritagliando per sé il ruolo di supervisore.
L’azienda produce 1.200.000 bottiglie, su circa 200 ettari di vigneti, dislocati nei comuni limitrofi (Gesualdo, Montefalcione, Montemiletto, Pietradefusi e Santa Paolina), dislocati tutt’intorno l’azienda. L’altezza dei vigneti va dai 350 ai 650m, i terreni sono terreni argilloso-calcarei, ben esposti.
Daniela mi porta in campagna per le riprese, e lì possiamo così verificare l’argillosità dei terreni. A lavoro finito, ci fermiamo a chiacchierare al sole, e Daniela mi racconta di quando il padre saliva a Milano, negli anni ’60, con le bottiglie di Greco e Fiano sottobraccio, allora sconosciute ai più. E se oggi i vini campani sono conosciuti e apprezzati, sicuramente il merito va ad imprenditori lungimiranti come lui.
di più: www.terredora.com
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