La Tenuta Tiefenbrunner è a Niclara, frazione di Cortaccia, Bassa Atesina. Il cuore della tenuta è il Castel Turmhof, e le vigne sono sparse tra Niclara, Cortaccia e Magrè. Le uve provengono da venticinque ettari di proprietà e da circa cinquanta di conferitori d’uva fidati. L’azienda vinicola è del 1848, oggi siamo alla quinta generazione di produttori. È condotta da Sabine e Christof Tiefenbrunner, che nel 2000 ha ricevuto il comando dal padre Herbert. Quando arrivo all’appuntamento ho la sensazione di essere arrivato in Paradiso: è una bella mattina estiva, il castello ha un’aria allegra e colorata, tutt’intorno montagne e vigneti. Sulla facciata c’è persino un altorilievo con Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden.
Ma per Christof Tiefenbrunner non è abbastanza, ha per me altri progetti; vuole mostrarmi il maso Hofstatt, dove c’è l’appezzamento più pregiato dell’azienda, sull’altipiano di Favogna. Lassù, a 1.000 metri d’altitudine, nel ’72 il padre impiantò un ettaro (adesso sono tre) di vigna; il vigneto di Müller-Thurgau più alto d’Europa, per produrre il Feldmarschall von Fenner, oggi vino di punta dell’azienda. Mentre affrontiamo i tornanti per arrivare in quota, Christof comincia a raccontare: «Ho un ricordo di mio padre che parlava del progetto di una vigna in montagna; io ero ragazzo ma ricordo la sua emozione, per quei tempi era una scommessa azzardata, nessuno pensava di salire in altitudine per produrre vino. A queste altezze cambiano gli aromi, la mineralità, la complessità del vino; il nostro si avvicina più a un Riesling che a un Müller-Thurgau. Contano il microclima e il terreno, ma credo anche l’intensità della luce. Quassù vengono fuori aromi che più in basso non senti».
Una volta su facciamo il giro degli impianti; il panorama è mozzafiato, e l’unico suono è il cinguettare degli uccelli. Entriamo in casa, dove Christof mi mostra il ritratto del feldmaresciallo che dà il nome al vino e un vecchio diario del padre. Ci sono le firme di Herbert Tiefenbrunner e dei suoi amici il giorno della produzione del primo vino, e poi alcune pagine di considerazioni sulla vigna. Ora è il turno di Christof per emozionarsi.
«Le nostre vigne vanno dai 250 ai 1.000 metri d’altitudine; per il pinot nero riceviamo uve da Mazzon, Pinzano e Montagna, invece intorno al castello la posizione è molto calda, decisamente più adatta a rossi come cabernet sauvignon, merlot e schiava, mentre più in basso al lagrein. Abbiamo anche uve bianche, a fondovalle pinot grigio, più su gewürztraminer e chardonnay. Le vigne dell’ l’Au, altro vino pregiato, sono poco sopra il castello, a 300 metri. Lì il clima è mediterraneo, ma le montagne danno un escursione termica notevole, la notte le temperature vanno sotto i 20 gradi, e questo dà alle uve bianche freschezza e acidità. Il vigneto dell’Au è straordinario, ha un terroir che produce uno Chardonnay incredibilmente concentrato, che può affrontare la barrique senza rimanerne particolarmente influenzato».
Torniamo al castello, continuo con le riprese, prima in cantina poi nelle vigne adiacenti. Ma sono stanco, ora è davvero caldo, e Crhristof mi invita al punto di ristoro, tentandomi con un tagliere di speck e formaggi e un paio di bianchi freschissimi. Avevo ragione, sono in Paradiso.
Non la conoscevo, la sto scoprendo in questi giorni ed ero sicuro di trovare del materiale qui!
Spero di bere qualcosa presto…
E appena puoi, fai un passaggio in cantina!
E’ un pò lontanino 🙂
Comunque adesso sto bevendo “ANNA” Pinot Bianco. Non male devo ammettere, sorprendente, nonostante non sia la mia tipologia. Quanto si sente che è Alto Adige! Ti fa pensare alle vette…
Sto bevendo il Feldmarschal 2012 sembra imbottigliato ieri.
Non ha eguali tra i Muller italiani.