L’Erbhof Unterganzner poggia sulla roccia porfirica della riva sinistra del fiume Isarco. Al primo mattino le acque luccicano come argento vivo, portando a valle un soffio d’aria fredda. Erbhof significa “maso avito”,titolo che spetta alle aziende con più di duecento anni di storia.
E l’Erbhof Unterganzner fu acquistato dalla famiglia Mayr nel 1629, e da allora tramata di padre in figlio. Oggi a condurla è Josephus Mayr, ma in cantina già lavorano i ragazzi della nuova generazione. Josef mi accoglie calorosamente, fisico e mani da tante vendemmie e sguardo arguto.
«Ho iniziato a gestire la cantina a diciannove anni, ho avuto la fortuna di avere un padre e uno zio che mi hanno dato spazio, e già a ventuno ho preso possesso dell’azienda. Ho fatto diversi errori, dovuti alla giovane età, ma alla fine si è trattato di esperienze utili, per capire devi anche sbagliare, gli errori fanno parte della formazione di un vignaiolo.
Ad aiutarmi oggi ci sono i miei figli, Josef e Katarina. Lui ha studiato enologia a Geisenheim, e ha già fatto tre vendemmie in giro per il mondo; Katarina invece ha studiato orticoltura a Monaco. Mia moglie gestisce contabilità, vendite e contatti con i clienti, ma durante la vendemmia anche lei viene in campagna a raccogliere».
Per tutta la mattinata in cui sono stato con Joseph, i ragazzi non sono mai usciti dalla cantina. Giorno di travasi, con Josef jr a dare il ritmo, su e giù da scale di varie altezze, e Katarina dietro, a smistare tubi di vasca in vasca.
Ancora Josef: « Siamo nella zona di Santa Maddalena, nella conca di Bolzano, la più calda dell’Alto Adige. Più votata per i rossi che per i bianchi, è fatta di terreni alluvionali formati dalle acque dei fiumi. Abbiamo anche vigne in collina, con terreni più poveri, ricchi di ciottoli, e lì facciamo il Santa Maddalena.
La maggior parte delle nostre vigne sono di lagrein, allevato a pergola. È un vitigno autoctono di Bolzano, sono sette secoli che viene allevato qui, dove ha trovato le condizioni ideali per il suo sviluppo, con estati calde e terreni alluvionali.
Il Santa Maddalena è il vino più rinomato di Bolzano, incluso tra i grandi vini già un secolo fa. Nasce da uve schiava, sulle colline esposte a sud (Santa Maddalena, Santa Giustina, San Pietro, San Giorgio ). Noi siamo a Santa Giustina, con pergole con sesto molto stretto e diverse varietà di schiava (grossa, piccola, grigia), cui bisogna aggiungere sempre un po’ di lagrein.
Non è un vino facile, occorre avere la sensibilità per le giuste percentuali di varietà di schiava e lagrein, e poi il Santa Maddalena ha gli stessi “vizi” del Pinot Nero; bisogna stare attenti a non esagerare con il legno, però abbiamo notato che gli fa bene un passaggio nel legno piccolo (dai due ai sette ettolitri), e in bottiglia si presta a un invecchiamento dai cinque ai dieci anni.
Mi piace seguire il prodotto in tutti i suoi passaggi, dalla potatura a tutti i lavori nelle pergole, che ti portano ad ottenere una qualità precisa.Perché alla fine è quello che conta, devi cercare di produrre delle grandi uve, per avere un grande vino. In cantina al limite riesci a conservare la qualità.
Il clima sta cambiando, le estati sono più calde e siccitose, nel nostro caso abbiamo la fortuna di poter irrigare, ma comunque le vendemmie sono anticipate rispetto ad anni fa, ed è importante tenere occhi e sensi aperti per poter anticipare i cambiamenti. Abbiamo impiantato varietà resistenti alle malattie, stiamo sperimentando queste varietà PIWI, vogliamo ridurre i trattamenti, andando incontro ai consumatori che vogliono bere sano e genuino.
Ogni anno è un lavoro nuovo, tutta l’esperienza che hai ti serve fino a un certo punto, le annate cambiano ed è sempre una nuova scommessa».
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