Arrivo in contrada Pietramarina, a Castiglione di Sicilia, nelle ore calde di un pomeriggio di ottobre. Non ci sono troppe indicazioni, allora mi fermo in mezzo ad una campagna silenziosa che odora di mosto. Dopo poco Gaetano Arrigo mi recupera e mi conduce in azienda.
L’azienda è piccola, fu acquistata dai genitori nel 1968, oggi è Gaetano che se ne occupa nel tempo libero che gli lascia la sua professione di ingegnere. C’è un vecchio casolare rosa pallido in attesa di ristrutturazione, e due ettari di vigna per 4.000 bottiglie di Nerello Mascalese. Poche, ma Gaetano ci mette impegno e amore, e il vino è davvero buono.
Siamo in provincia di Catania, e chi comanda qui è il l’Etna. È lì, proprio di fronte a noi, il profilo di un azzurro che trascolora nel blu mentre giriamo per la vigna, col suo pennacchio che sfuma via indolente.
Mentre camminiamo per i filari, Gaetano si abbassa e raccoglie un pugno di terra, poi la fa sfilare nel palmo della mano. È sottilissima e leggera, e il vento la porta via.
Dopo un’ora di scatti in vigna, torniamo al casolare e apriamo una bottiglia. Nel silenzio, mi gusto il vino, i profumi, il vulcano e la compagnia del mio nuovo amico.
Il resto del viaggio faccio fatica a chiamarlo lavoro. La sera Gaetano vuole farmi provare altri vini dell’Etna, e accompagnati da Gabriella, la figlia quindicenne, ci gustiamo una cena deliziosa al ristorante. Al mattino dopo altre riprese in vigna, e poi una corsa a valle per fotografare le gole di Alcantara e il mare di Taormina.
Poi ancora al ristorante, una passeggiata al centro di Randazzo per un caffè e un dolcino alla pasta di mandorle. Per ultimo, Gaetano ha in serbo una sorpresa: la Cuba bizantina, cappella paleocristiana di sorprendente bellezza.
C’è poco da fare, se si vuole essere trattati da principi, bisogna andare in Sicilia!
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