“I vini del Carso sono facilmente riconoscibili, sanno di pietra. È come spaccare un sasso, e metterci il naso dentro”. Sempre nel Carso, sempre a Prepotto. Questa volta in visita ad una cantina oramai mitica, quella di Beniamino Zidarich. Cinque piani scavati nella roccia, un’opera coraggiosa che lascia intuire il carattere del vignaiolo che l’ha prima sognata e poi realizzata. “Questa cantina è la mia vita”, mi dice, e dal tono intuisco l’orgoglio ma anche la fatica di tale impresa. Al mio arrivo Beniamino è preso da altri impegni; scendo nel fresco della cantina/grotta e rimango da solo a riprendere per più di un’ora, affascinato dalle rocce affioranti e dalle belle pareti in pietra lavorata. Tutta la terra rimossa negli scavi è finita nei vigneti, e le pietre dei muri sono state ricavate dagli scavi, mentre alcune pareti sono rimaste com’erano, in roccia. La sensazione è di essere in una cattedrale, in un luogo sacro. Quando risalgo in superficie e lo raggiungo in terrazza, resto abbagliato dalla luce. Il mare assolato mi sembra un miraggio. Beniamino cura otto ettari di vigna, frazionati in piccoli appezzamenti, come tante terrazze che guardano il golfo. I vitigni sono di vitovska, terrano, malvasia e un po’ si sauvignon, usato per l’uvaggio del Prulke (vitovska, malvasia, sauvignon). “Ho cominciato a vent’anni, nell’88, intuendo che queste terre avessero un grande potenziale”. Non aveva tutti i torti. di più: www.zidarich.it
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[…] person whom I really admire, Mauro Fermariello, also clearly has a love for this land. He interviewed Benjamin Zidarich for his website […]
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