Parcheggio in piazza Gries, praticamente nel centro di Bolzano, e guardo la facciata dell’Abbazia di Muri-Gries. Bella, ma le vigne dove sono? Lo scoprirò poco dopo, accompagnato dall’enologo Christian Werth; sono sul retro dell’abbazia, circondate da mura che le proteggono dalle palazzine moderne che sono avanzate fino quasi a lambirle. Uno strano spettacolo, è come se le mura di recinzione dividessero molti secoli di storia. Christian, oltre a parlarmi dei vini, si assume anche il compito di raccontarmi delle vicende storiche dell’abbazia.
«I primi edifici della struttura risalgono al 1200, questo era il castello di Gries. Diventò poi un convento agostiniano nel 1402, fino alla chiusura in epoca napoleonica, nel 1807. Rimase vuoto fino al 1845, quando arrivarono i monaci benedettini del convento di Muri, del cantone svizzero di Aargau. Oggi siamo conosciuti per i vini, ma produciamo anche mele, e abbiamo un convitto che ospita settanta studenti.
Una volta i monaci erano coinvolti nella fase produttiva, oggi bisogna assumere tecnici di alto livello per poter essere al livello delle
altre cantine. Lavoriamo trentotto ettari, di cui venti qui a Bolzano. Fondamentale per l’orogenesi delle vigne è stato il lavoro del fiume Talvera nei secoli, che con le sue esondazioni ha dato origine, tutto intorno a Bolzano, a terreni alluvionali, al di sotto dei quali troviamo il porfido di quarzite
Il nostro vitigno principale è il Lagrein, seguito dalla Schiava usata per il Santa Maddalena. A San Michele Appiano abbiamo invece Pinot bianco, Pinot grigio, Chardonnay, Müller-Thurgau, Pinot Nero e Gewürztraminer.
Il Lagrein è un vitigno autoctono, è qui da centinaia d’anni, e si è così bene ambientato che sembra trarre giovamento dalle estati torride di Bolzano. Quando sono arrivato qui, nel 1988, non era certo ai livelli attuali. Dal ’93 abbiamo cominciato a fare i nuovi impianti col sistema Guyot, abbandonando la vecchia pergola; e dal ’97 abbiamo operato selezioni massali nelle vigne vecchie, andando poi a piantare solo vitigni della varietà a grappolo corto. Tutto questo ha contribuito ad alzare la qualità del nostro Lagrein.
Abbiamo una lunga storia con il Lagrein Kretzer, il rosato; dai documenti possiamo risalire fino al 1500, e di quel periodo conserviamo anche un vecchio torchio usato per la sua produzione. Nel 1989 abbiamo fatto la prima Riserva, scegliendo i migliori appezzamenti intorno al convento, circa undici ettari. Facemmo impianti a Guyot, e per la prima volta cominciammo a usare le barrique. Da allora, le riserve fanno sempre barrique, 40% di legno nuovo e il resto al secondo o massimo al terzo passaggio. Oggi il Lagrein Riserva Abtei Muri viene prodotto su otto ettari, in due vigneti interni al convento.
Parlando in generale, il Lagrein in Alto Adige è passato dai 250 ettari di trenta anni fa agli attuali 460, ed è sempre più conosciuto ed apprezzato. Questo non può che farci piacere, visto che è un vino nato nelle campagne di Gries, proprio dove siamo noi». E sorride con un sorriso mite, che sarebbe piaciuto a San Benedetto. E che, da quel gran lavoratore che era, avrebbe certamente apprezzato gli sforzi dei tecnici della Tenuta Muri-Gries per realizzare questi ottimi vini.
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