Realizzare un servizio video-fotografico durante la vendemmia è divertente, ma anche discretamente problematico. Ci si deve fare piccoli piccoli, cercando di non intralciare il lavoro tumultuoso della raccolta e del trasporto in cantina. C’è chi non mi vuole assolutamente tra i piedi e chi, come Alessandro Volpe dell’azienda Rocca Brettia – Donnici, Cosenza – mi accoglie con grandi sorrisi.
Ma, nonostante i sorrisi, Alessandro è impegnato con agronomo ed enologo a pianificare la giornata, e allora mi affida a Francesco. Francesco è nato qui, è cresciuto su queste terre, e cammina con scioltezza anche quando le vigne si impennano con decisione. A me riesce meno bene, ma dissimulo con eleganza il fatto che stia per svenire. Lo seguo mentre dà disposizione ai raccoglitori (in qualche modo tutti suoi parenti), mentre si dedica a sua volta alla raccolta, e quando passa col trattore a raccogliere le cassette dell’uva.
Mentre mi aggiro per le vigne, mi imbatto in Vincenzo Ippolito, l’enologo, e gli chiedo qualcosa sui vini di Rocca Brettia.
«I vini prodotti sono principalmente quelli della DOC Terre di Cosenza, in particolare quelli della sotto-zona Donnici. Il vino di punta è il Kos, Donnici Riserva, fatto con magliocco in purezza, il vitigno principe dell’area di Cosenza.
C’è poi un aglianico, sempre in purezza, e del barbera, che è un lascito dei vecchi proprietari, di cui uno era piemontese. È stata una scommessa, il primo barbera calabrese, un vino davvero speciale. Scommessa vinta, visto che ha avuto un buon riscontro commerciale. C’è poi un rosato Terre di Cosenza, sempre a base di magliocco canino, e un bianco IGT, lo Svevo, fatto con pinot bianco e greco bianco».
Intanto recupero Francesco col rimorchio carico d’uva, e faccio ritorno con lui in cantina, dove ha inizio la lavorazione.
È solo nel pomeriggio avanzato che Alessandro riesce a mettersi seduto per l’intervista, che affronta con evidente titubanza. Perché, oltre ad essere oltremodo garbato e gentile, Alessandro è pure molto modesto, e l’idea di esporsi in pubblico un poco lo turba. Ma, passati i primi impacci, l’intervista fila via liscia.
Alessandro non nasce agricoltore, prima lavorava a Roma con tutt’altre mansioni, ma l’attività che svolgeva non era proprio nelle sue corde. Così, quando il padre ha rilevato questa piccola cantina calabrese, non ci ha pensato due volte e si è buttato nell’impresa. Parlare con lui è molto piacevole perché si vede che ha poche certezze, un pensiero in divenire, pronto ad accettare le opinioni altrui ma nel contempo anche molto determinato.
«Siamo una micro-azienda, solo quattro ettari, con spiccate caratteristiche artigianali. Tutto è lavorato a mano, e siamo sempre qui a controllare di persona ogni passaggio. Le vigne sono a 500 m.s.l.m., e tutte esposte a sud, il che comporta un alto grado zuccherino dell’uva. Siamo alle pendici della Sila, con un clima continentale con giornate molto calde e forti escursioni termiche di notte, condizioni che rendono i nostri vini particolarmente aromatici e di buona struttura.
Rocca Brettia è il nome della rocca difensiva della città di Cosenza, sui cui resti venne poi costruito il Castello Svevo. È un omaggio alla città di Cosenza, visto che uno dei nostri obiettivi è proprio comunicare il territorio; un territorio ancora poco conosciuto ma che potrebbe fare a livello turistico un notevole balzo in avanti. E sempre per lo sviluppo del territorio che abbiamo creato i VAC, Vignaioli Artigiani di Cosenza: Siamo un gruppo di una decina di produttori che vogliono far conoscere in nostri vini, i vini dell’Alta Calabria, in Italia e nel mondo.
Non ho un passato da vignaiolo, sono partito da zero. Ma questo mi ha permesso di cogliere da un punto di vista diverso tutte le criticità di questo lavoro, che è estremamente articolato.
Non è per nulla facile, hai a che fare con mille variabili, non ultima quella della natura, del clima che non puoi dominare in nessun modo. Diventi fatalista, impari ad adattarti a tutte le situazioni, è un’esperienza formativa che applichi poi anche nella vita quotidiana. Ora sono tre anni che faccio questo mestiere, l’azienda è ripartita con un nuovo brand, e io cerco di fare del mio meglio. Sono coadiuvato da persone con molta più esperienza di me, che ci permettono di creare un prodotto professionale. Sono in una fase formativa che sarà molto lunga, ma lo faccio con entusiasmo. La mattina mi sveglio contento, sono felice di quello che faccio e sono felice di essere qua».
E se accettate un consiglio, è sempre bene bere i vini delle persone felici.
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