Si sale per tornanti stretti, pensando “ma sarò sulla strada giusta? Possibile ci siano vigne in posti tanto impervi?” Poi un piccolo slargo, ed ecco l’ingresso della tenuta Castel Juval – Unterortl. Il cortile è occupato da un enorme autotreno, di quelli che girano l’Italia per gli imbottigliamenti.
Martin Aurich va su e giù col muletto caricando bancali, e pare divertirsi parecchio; la moglie Gisela un po’ meno, indaffarata com’è allo smistamento delle bottiglie sul nastro trasportatore. Faccio qualche foto e un po’ di riprese, ma è evidente che non è giornata per un’intervista. Torno un paio di mesi dopo, a luglio, in un bel pomeriggio di sole e vento. Questa volta la corte è sgombra, posso ammirare il bel maso in pietra e la grande roccia che gli fa da sfondo.
Conosco Martin da anni, per un documentario sul pinot nero girato nel 2013, ma so poco della sua azienda; così ci mettiamo comodi in sala degustazione, e me la faccio raccontare. «Siamo nati nel ’92, fondando l’azienda assieme ai proprietari, la famiglia Messner (sì, proprio lui, il mitico Reinhold Messner! ). Proponemmo di riprendere la viticoltura, qui presente da sempre ma non con l’attuale intensità. Nel tempo abbiamo piantato le nostre vigne, fino ad arrivare agli attuali quattro ettari vitati.
Siamo nella bassa Val Venosta, una valle dal clima secco, proprio alla fine della Val Senales. Da questa valle arriva un’aria fredda che rinfresca le vigne durante la notte; è questo il piccolo segreto della micro-zona di Juval. Siamo in alto, il maso è a 700 metri, le vigne vanno dai 600 ai 900, con terreni sabbiosi ma ricchi di rocce, su una base di gneiss; terreni tipici per le montagne di questa zona, ideali soprattutto per il riesling e il pinot bianco.
Abbiamo anche una distilleria dove, oltre alle nostre vinacce, lavoriamo la frutta, soprattutto albicocche.
Ho studiato all’Università di Geisenheim, Tecnologia delle bevande, quindi acqua e succhi, ma alla fine ho scelto il vino, era la mia passione. Del vino mi piace il profumo, il gusto, le differenze tra i diversi anni, la possibilità di giocare con i profumi alla raccolta. È bello fare i test prima della vendemmia, cercare di capire quali saranno le sensazioni che ci regalerà l’annata; profumo e gusto sono i fondamenti del nostro lavoro.
I vitigni principali sono quattro: pinot nero, riesling, pinot bianco e müller – thurgau. Hanno un carattere in comune, la mineralità. Sono vini fini, eleganti, cristallini.Questo grazie ad una certa acidità, ma anche ad aromi fruttati freschi. Ad esempio, nel nostro pinot bianco non si ritrova la classica mela matura, ma quella leggermente verde, e la pera. Finezza, alla fine.
E la freschezza dei nostri vini non è dovuta alla fermentazione dei vini bianchi a bassa temperatura, ma grazie al fresco che le uve han trovato fuori, nei vigneti. Questa freschezza è il carattere principale dei nostri vini, e la vorremmo sviluppare e non alterare con troppo legno in cantina o con eccessive macerazioni delle bucce».
Come se non avesse chiarito bene il concetto, Martin mi fissa negli occhi e ripete: «Eleganza, freschezza, carattere cristallino!»
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