Leggerezza, freschezza, semplicità. Sembrano le “Lezioni americane” di Calvino, sono invece Ferdinando e Mario Zanusso che parlano dei loro vini. Queste parole ricorrono con frequenza nei loro discorsi, è chiaro che hanno bene in mente il loro vino ideale, un bianco sapido, profumato, gradazione non eccessiva, “potabile”, un bianco che sia un bianco e non un’imitazione dei rossi.
Ferdinando ha acquistato una piccola vigna nel Collio, a Brazzano di Cormons, nel ’94, di ritorno dall’Africa.
E’ stato il suo modo di mettere radici, dopo una vita passata a lavorare in giro per il mondo. Dopo pochi mesi lo ha seguito Mario, il figlio, laureato in Economia. Insieme decidono l’acquisto di un’altra vigna, Galea, a Corno di Rosazzo, e lì costruiscono la cantina.
Viticultori per scelta, non per tradizione, ogni decisione è stata presa con cura. La semplicità non è mai facile.
La prima scelta è stata quella di produrre vini che fossero espressione del territorio; questa cosa l’abbiamo sentita molte volte, ma qui hanno fatto le cose per bene. Espressione del territorio vuol dire che devi dar modo alla terra di dire la sua, non puoi soffocarne la voce con il lavoro in cantina. Tanto vale, dice Mario, comprarsi 2 ha in pianura e produrre grandi quantità.
Ecco allora l’acquisto di vigneti con piante vecchie più di sessant’anni, vigneti che nessuno voleva, non meccanizzabili e con basse rese (20-30 quintali/ha). Vitigni autoctoni, Friulano (che Ferdinando si ostina a chiamare Tocai), Verduzzo, Malvasia ed oggi Ribolla. Piante locali, ben acclimatate, che permettono una coltivazione naturale.
Mano leggera anche in cantina, vinificazione spontanea, senza macerazioni, tutto in acciaio, nessuna filtratura.
Mi parlano del loro lavoro con molta naturalezza, senza metterci molta “poesia”, ma precisione ed intelligenza. E leggerezza, che vale per il vino, ma anche per la vita.
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Ho scoperto il nome del vino ascoltando l’opera, vi dico che non so scrivere l’italiano giacche a l’eta di sette anni coi miei genitori sono emigrato in uruguay . comunque in luglio verro in italia, se Dio vuole gustero il famoso vino clivi cordiali saluti Costanzelli Giorgio