Nell’ottima guida Vini e cantine dell’Alto Adige, di Christoph Tscholl e Angelika Deutsch, Manni Nössing è indicato come uno dei produttori più simpatici della regione. Immaginatevi quindi il mio stupore quando, raggiungendomi in motorino nel cortile della sua azienda, levandosi il casco mi dice: «Io sono un tipo antipatico!».
Così, giusto per mettere le cose in chiaro. In realtà è solo stanco,
è stato in vigna dall’alba, ora è quasi mezzogiorno e fa un caldo da stordire una lucertola. Gli basta ritrovare il fresco della cantina e smette subito di fare l’orso. Si mette comodo e comincia a raccontare: «Mio padre conduceva un’azienda mista; aveva delle vacche, faceva un po’ di vino, delle mele, come tanti altri qui a Bressanone.
Io ho cominciato a fare delle prove nel ’95, avevo ventiquattro anni. Facemmo un rosso, e fu un’esperienza notevole, per una zona ritenuta esclusiva per i bianchi, anche se poi lasciammo cadere l’idea, troppo impegnativo fare un rosso importante a queste altezze. Andammo avanti con i bianchi, le nostre prime etichette risalgono al ’99, Müller- Thurgau, Sylvaner, Kerner, e tanto Gewürztraminer. Nel frattempo continuavamo a portare parte del raccolto all’Abbazia di Novacella, da cui uscimmo nel 2002, per dedicarci alle nostre bottiglie. Siamo cresciuti gradualmente fino ai numeri attuali, cinquantamila bottiglie per sette ettari di vigne, solo bianchi. Il più importante è il Kerner; a volte capita che si instauri un buon rapporto, un amore, tra il produttore e una certa varietà. A me è successo con il Kerner, è un vitigno con cui c’è feeling. Nel 2002, nonostante non fosse stata una bella annata, mi riuscì particolarmente buono, e da allora mi chiamano Mister Kerner.
Il progetto del Müller-Thurgau nacque ad una festa, alle cinque del mattino; mi offrirono di comprare delle uve di un vigneto della Val di Funes, a 800 metri. Andai a vederlo subito, con la testa che mi scoppiava per i postumi della nottata, e compresi che si poteva fare un bel lavoro. Ora è un vino leggero, profumato, con la giusta acidità, qualità impossibili da ottenere sotto i 700 metri. Produciamo poi diecimila bottiglie di Grüner Veltliner – specialità della Valle Isarco, ci sono solo ventiquattro ettari in tutta Italia – qualcosa di Riesling e Sylvaner, mentre non abbiamo più il Gewürztraminer.
Il mio punto di forza è la campagna, più che la cantina; sono nato contadino, mi piace lavorare fuori, seguire lo sviluppo dell’uva per me è come crescere un bambino. E mi ha aiutato stare nei campi sin da piccolo, in questo modo acquisti delle conoscenze della terra, delle piante e del clima che non riesci a farti solo sui libri.
Produrre vino è un’esperienza molto intensa, non è che facciamo la Coca-Cola; ogni anno cambia qualcosa, e questo clima pazzo non aiuta, con queste punte estreme di caldo e freddo.
Alla fine, se riusciamo a realizzare del vino buono, non possiamo che essere felici. Non è facile, e allora bisogna essere umili, rispettosi davanti a una bottiglia». Non è poi così antipatico, Mister Kerner.
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