L’azienda di Eva e Leonardo Beconcini è una classica tenuta toscana, ma riserva qualche sorpresa.
La famiglia è presente a San Miniato da quattro generazioni; il nonno ha riscattato l’azienda dalla mezzadria, il padre Pietro l’ha specializzata, e Leonardo ha avviato, dal ’90, una sua particolare ricerca della qualità.
I vigneti sono in collina, ben esposti, con suoli di argilla bianca, ricchi di conchiglie fossili plioceniche. Camminando non sai se ammirare il paesaggio toscano o guardare in terra, per soddisfare il giovane paleontologo che è in tutti noi.
Le vigne sono a cordone speronato, e i tralci ormai lunghi ondeggiano al vento.
La passione per le piante ed un carattere meticoloso hanno spinto Leonardo,quando è subentrato al padre, a mettere ordine nei vigneti: un lungo lavoro ha portato a classificare gran parte delle piante come Sangiovese, ed il resto come varietà locali ( Malvasia nera, Canaiolo, Ciliegiolo e Colorini.
Avanzavano però 275 piante, conosciute dagli anziani come Giacché, ma ignote agli studiosi. Essendo da sempre presenti in queste zone, erano ritenute un vitigno autoctono dimenticato, e si convenne così di chiamarlo “vitigno X”. Le microvinificazioni effettuate davano risultati eccellenti, e Leonardo decise così di impiantarne 5 ettari.
Nel 2004, la possibilità di accedere alle analisi del DNA ha posto poi fine al mistero, e Leonardo ancora oggi manifesta tutto il suo stupore per la risposta: Tempranillo!
Ovviamente lo sconcerto fu grande; che ci faceva un vitigno spagnolo in un angolo della Toscana?
La risposta era nel traffico di pellegrini che percorreva secoli fa la via Francigena, ed in qualche omaggio botanico per il vescovo di San Miniato. L’eccellenza del prodotto fece sì che venisse rapidamente diffuso, per poi essere nel tempo soppiantato dal Sangiovese.
La conoscenza acquisita non rendeva le cose più facili; il Tempranillo non era contemplato dai disciplinari, e questo ha causato non pochi problemi.
Oggi, dopo i cinque anni di sperimentazione previsti, è tutto risolto, e noi possiamo godere delle bottiglie di Ixe e Vigna alle Nicchie (merita la visita in azienda).
Leonardo ha un grande rispetto per chi l’ha preceduto e gli ha insegnato il mestiere, tanto da dedicare al padre il nome dell’azienda.
Di conseguenza, il Chianti Antiche Vie (Sangiovese, Canaiolo,Colorino,Ciliegiolo e Malvasia nera) si ispira a modelli antichi, e così il Rosso IGT (Sangiovese) ed il bianco, la Malvasia bianca Antiche Vie.
Un’attenzione particolare viene data ai VinSanti, Caratello ed Occhio di Pernice, anche questi figli della tradizione.
Dove si vede maggiormente la mano di Leonardo è nel Chianti Riserva (Sangiovese, Canaiolo, Malvasia nera) e nel Reciso (Sangiovese ), prodotto in quantità limitate, e di cui va giustamente fiero.
Leonardo ricorda con affetto i timori del padre, che non ha mai osato tenere il vino (invenduto!) in azienda per farlo invecchiare.
Retaggi di un’agricoltura povera, ma che è stata il seme da cui sono nate tante magnifiche realtà, e la Beconcini è una di queste.
Per saperne di più: www.pietrobeconcini.com
Eva&Leonardo dice
Carissimo Mauro, grazie per il tuo splendido lavoro, a presto per una nuova intervista!