video: Mauro Fermariello montaggio: Mauro Di Schiavi
I Radikon sono sull’altura di Oslavia, praticamente in Slovenia.
Non ci sono cartelli che indichino l’azienda, e ho girovagato a lungo per le colline del Collio prima di arrivare. E’ tutto un susseguirsi di ripidi anfiteatri, tutti vitati. Un vero spettacolo. E’ una zona di terreni argillosi, detti “ponche”, benedetta da salubri venti.
Ora sono seduto nell’erba, e ascolto Stanko Radikon che mi parla del suo vino.
E’ una bella giornata, tutt’intorno grappoli d’oro scintillano al sole.
Sono affascinato dalla cadenza di confine di Stanko, e dalla sua disponibilità a considerare errori e meriti del suo percorso.
Stanko è un uomo serio, semplice nella sua complessità. Quando ha un’idea, la verifica in campagna, e ne trae le conseguenze. Ci sono alcuni passi indietro nel suo percorso (l’impiego dell’acciaio ed il ritorno al legno, l’adozione di impianti larghi per poi stringerli più avanti), ma sono stati passaggi di conoscenza, e quindi di crescita di consapevolezza. Con la sua voglia di sperimentare si è ritrovato a far parte di quel gruppo di vignaioli friulani che ha rivoluzionato il mondo del vino in Italia. Ha preso decisioni che il mercato ha considerato radicali, ma che spesso erano dettate dal puro buon senso.
E spesso le innovazioni sono state un ritorno al passato, come l’abbandono della chimica per produrre vini naturali, o la vinificazione in rosso per la Ribolla gialla.
Ha sempre creduto nella bontà del suo lavoro, al punto di rifiutare il giudizio delle guide (non invia campioni a nessuno), ma sostiene di non essere ancora soddisfatto, e che se lo fosse cambierebbe mestiere.
Detto tutto questo, vi aspettereste di incontrare un orso scorbutico. E invece no, Stanko è l’ospitalità fatta persona, è ironico e di piacevole conversazione, e dopo il giro delle vigne mi invita a pranzo, dove incontro la moglie Suzana ed il figlio Saša, entrambi attivi in azienda.
A tavola comincia ad aprirmi una bottiglia dopo l’altra (vedi foto), ed è evidente l’orgoglio per le sue creature. Proviamo la Ribolla, il Tokaj (lui l’ha chiamato Jakot, al contrario), l’Oslavije (Pinot Grigio, Sauvignon e Chardonnay), lo Slatnik (Chardonnay e Tokaj Friulano) ed il Pinot Grigio.
I vini sono profumati, dai colori ambrati, personalissimi. Oggi i tempi di fermentazione sulle bucce sono di 3-4 mesi (ha provato ogni possibile variante,ovviamente), l’attesa in botte è di tre anni, più un altro in bottiglia. Solfiti zero.
I vini di Stanko sono considerati difficili, ma credo perché spiazzano l’interlocutore nella loro semplicità; nel bicchiere si sente l’uva.
Me ne vado leggermente euforico, nella luce dorata del pomeriggio, come d’oro erano i grappoli fotografati ed i vini bevuti.
di più: www.radikon.it
davide vanni dice
un’anima di vino e di essere umano…io sto facendo un documentario al confine tra Prepotto e la slovenia con un produttore che fa un pò la stessa cosa…i vini da colore veramente di vino…e qando li bevi il benessere non può che attraversarti…ho vissuto due ani in friuli ed ho amato la terra e la gente ed ora di tanto in tanto faccio ritorno per completare il lavoro che ho iniziato un anno fa…conosco il vino di radikon e sono stato vicinissimo al conoscerlo per un’intervista…mi fa davvero piacere che ci siano altre sensibilità che percorrono la strada vicina…felici pensieri e immagini…
davide