Prima di visitare un’azienda cerco di documentarmi, sulle guide e sul web, giusto per non apparire troppo sprovveduto a chi mi ospita. Così, al mio arrivo all’azienda Klosterhof di Caldaro, mi aspettavo di incontrare il titolare, Oskar Andergassen. A ricevermi è invece il figlio Hannes, che compare in foto (di Jörg Wilczek) nel bel libro “Vignaioli dell’Alto Adige” di Martin Kilchmann. Lì Hannes è poco più che un ragazzino. Quello che ho di fronte a me è invece un giovane ben piantato, spalle larghe, sorriso affabile e un’aria sicura di sé.
Mentre scarichiamo le mie attrezzature ci raggiunge Eros Teboni, che d’ora in poi sarà il mio compagno di avventure alla ricerca dei vini “imperdibili” dell’ Alto Adige. Eros è un bravissimo sommelier, e qui gioca in casa, si muove con disinvoltura, avvantaggiato anche dalla lingua che lo accomuna ai vignaioli che incontriamo. Piccola divagazione: qui in Alto Adige sono gentilissimi, tutti si sforzano di rendermi partecipe nelle conversazioni, ma quando l’atmosfera si scalda, quando si entra nel cuore dei problemi, inevitabilmente si cercano le parole giuste nella lingua madre, e a me non resta che scattare foto.
Scendiamo in cantina per fare alcune riprese, e intanto Hannes ci racconta la storia dell’azienda Klosterhof. In origine la famiglia produceva frutta, e uva da conferire alla Cantina Caldaro. Poi nel ’99 la svolta, con la decisione di Oskar di imbottigliare in proprio. Cinque le zone di produzione, tra cui Trifall (proprio dietro l’azienda, a quota 450 metri), Panigl e Plantaditsch (più vicino al lago di Caldaro), e i vitigni principali sono pinot bianco, pinot nero, schiava, moscato giallo e merlot.
Torniamo in sala degustazione, ed Eros chiede di provare due vini in particolare, il Pinot nero Schwarze Madonna (che prende il nome da una varietà di rose che utilizzano in capo ad ogni filare di vite), ed il Moscato giallo Birnbaum, ottenuto da viti di un vecchio impianto (35 anni) allevate a pergola.
Il Pinot nero è il vitigno principale di Klosterhof, e Hannes ci tiene a sottolineare l’impegno e l’attenzione messe nella sua produzione: “Vogliamo produrre un Pinot nero elegante, ma che abbia una sua forza. Non produciamo per l’annata, vogliamo che evolva in bottiglia per 10-15 anni”.
Il Moscato giallo, qui Goldmuskateller, viene allevato su pergola perché non richiede troppo sole, e la pergola offre quell’ombra che darà poi al frutto la freschezza vegetale e l’acidità necessarie. È l’ultimo vitigno ad essere vendemmiato, alla fine di ottobre, e le uve fermentano poi in botti d’acacia, prodotte da un bottaio di Caldaro (mi sa che dovrò visitare anche lui).
Hannes sottolinea come la loro sia un’azienda tradizionale, con tutti i passaggi curati personalmente da lui e dal padre Oskar (la madre e la sorella, Barbara e Monika, seguono invece la struttura alberghiera, quattro stelle con tanto di piscina e sauna). E insiste sulla bellezza del suo lavoro, che si ripropone sempre in forme diverse: “Non esiste una ricetta come in cucina, non è come fare una torta. Non c’è nessun libro da sfogliare, non puoi rifarti agli anni precedenti…fare vino è un’altra cosa!”
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