“Se vuoi provare un aglianico fatto bene, vai a trovare Antonio Caggiano”. A parlare è il professor Moio, e mai oserei disobbedire a un suo consiglio. Lasciamo così la tenuta di Quintodecimo, a Mirabella Eclano, e in pochi minuti siamo a Taurasi, alle Cantine Caggiano.
Fa freddo, è quasi buio e piove, rinunciamo al giro delle vigne. Prima di parlare di vino ci tiene a mostrarmi i suoi reportage fotografici in giro per il mondo. Antonio è un personaggio affascinante, due occhi attenti e mani di chi in campagna ci ha passato una vita. Poi si siede e comincia a raccontare, ma più che del vino parla delle vigne, e anche qui vien fuori la sua anima artistica. Non parla di malolattica e tannini, ma dei colori delle foglie in autunno, della luce della luna sui vigneti. È un entusiasta, vorrebbe che la sua Irpinia venisse conosciuta come le Langhe, che l’Aglianico potesse ricevere le attenzioni del Barolo. Un obiettivo ambizioso, ma se si lavora bene come Antonio Caggiano si può anche sognare in grande.
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