MENUMENU
  • Home
  • Regioni
    • Abruzzo
    • Alto Adige
    • Basilicata
    • Calabria
    • Campania
    • Emilia Romagna
    • Friuli Venezia Giulia
    • Lazio
    • Liguria
    • Lombardia
    • Marche
    • Molise
    • Piemonte
    • Puglia
    • Sardegna
    • Sicilia
    • Toscana
    • Trentino
    • Umbria
    • Val d'Aosta
    • Veneto
    • Varie
  • Scopri Winestories
  • Gallery
  • Chi sono
  • Contatti

Winestories

Un blog che parla di vino, viti e vignaioli

Madonna delle Grazie

9 Gennaio 2019 Lascia un commento

Cantine Madonna delle Grazie nasce nel 2003. Ma l’azienda agricola di Giuseppe Latorraca, e dei figli che oggi lo affiancano, ha una storia antica, che parte dai bisnonni degli attuali conduttori. Otto ettari e mezzo di aglianico del Vulture nell’agro di Venosa, suddivisi in quattro vigneti molto differenti, sia dal punto di vista pedoclimatico che da quello di età dei vigneti. Siamo nel Vulture, quindi parliamo di terreni tufacei di origine vulcanica.

A raccontarmi tutto è Paolo Latorraca, con cui spendo una bella giornata a camminare nelle vigne. Paolo ha un’aria svagata che può trarre in inganno; in realtà è molto determinato, ed ha perfettamente chiaro quello che vuole comunicare. È solo preoccupato del fatto che sia l’unico familiare ad essere intervistato, non vuole primeggiare tra i fratelli, al punto che mi chiede di tornare per sentire anche Michele, agronomo. L’altro fratello, Gianfranco, vive in Canada e fa l’architeto, ed è lui che disegna le etichette).

Raggiungiamo il padre Giuseppe in vigna, sta raccogliendo l’uva con un collaboratore, mentre da una radiolina esce musica del Maghreb.  Insisto inutilmente per un’intervista, è chiaramente a disagio con le mie attrezzature, e Paolo riesce a strappargli un mezzo sorriso per la foto  solo scuotendolo con forza.

Torniamo in cantina, dove ci aspetta la madre per farmi provare qualcosa,  e poi con Paolo scendiamo giù a terminare l’intervista. Mi parla della ricerca di ottenere un Aglianico che, pur restando nel solco della tradizione, riesca a raggiungere un’eleganza ed una bevibilità maggiori rispetto al passato.

C’è la consapevolezza che è sempre più difficile bere vini come quelli dei nostri nonni, e che la proposta va mirata su freschezza e digeribilità. Basta vini “ciccioni”, dice, dobbiamo puntare alla piacevolezza. Dagli assaggi fatti, direi che ci siamo.

 

 

 

 

 

 

Antonio Caggiano
Galardi – Terra di Lavoro

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cerca

About Me

Mi chiamo Mauro Fermariello, e sono nato a Napoli nel 1958. Laureato in Scienze Agrarie, ho presto abbandonato il lavoro in campagna per seguire la mia passione per la fotografia.

Mi sono trasferito così a Milano nel 1990, cominciando a collaborare con diverse testate, interessandomi di reportage, ed approfondendo il mio interesse per gli argomenti scientifici.

Ultimi post

Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina

Luis Raifer

Gallello racconta Porthos 37

Papillon e Caratello

Porthos 37 – L’intervista

Archivi mensili

©2021 · WineStories · Privacy Policy · Fotosintesi · Napolistories · inValgrande

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
Ok