Arrivo ai cancelli dell’azienda Bisceglia sotto un violento acquazzone. Incuranti di questo, due cuccioli mi corrono incontro a farmi le feste. Michele Bisceglia prudentemente mi aspetta al coperto; è un bel ragazzo sorridente, sicuro di sé.
Ci conosciamo già, ci eravamo presentati al Vinitaly, dove tutto il gruppo di Generazione Vulture stava facendo un flash mob. Michele è cordiale e sbrigativo, ci facciamo subito un giro della struttura per capire dove sistemarci per l’intervista.
Alla fine decidiamo di farla nel suo ufficio, c’è una bella luce e un fondo neutro impreziosito da una pittura aborigena australiana, o almeno così mi pare. La struttura è nuova, l’azienda è nata nel 2001, per volontà di Mario Bisceglia, il padre di Michele. Siamo a Lavello, nel Vulture, a pochi chilometri dal confine con la Puglia, ma altre vigne sono anche nell’area di Venosa. A condurre l’azienda sono Michele ed il fratello Stefano, che si dividono tra settore commerciale e parte tecnica. C’è un terzo fratello, il più giovane, che al momento si sta formando all’estero, ma che conta di trovare anch’egli un posto in cantina al suo ritorno.
Non solo aglianico, in vigna, ma anche vitigni internazionali come syrah, merlot e chardonnay. Una scelta fatta da Mario Bisceglia quando decise di produrre vino, frutto di una filosofia aziendale che punta con decisione ai mercati esteri, con più dell’85% di vendite fuori dal territorio nazionale.
A fine intervista Michele riesce, con una sola frase, a farmi capire quanto gli piaccia questo lavoro: “Lavorare col vino è lavorare con il sorriso!”
crazy gene dice
going beyond … to try blade running through border lines … leaving fears humanity’s ….. BEHIND !!!