Le vecchie cantine sociali avevano il loro fascino, ma erano in qualche modo tutte un po’ simili tra loro. Quelle moderne no, sono firmate da grandi studi e non passano certo inosservate. Non fa eccezione la Cantina Bolzano, un grande cubo in maglie d’acciaio, attraversato da linee che disegnano una foglia di vite.
L’appuntamento è con Stephan Filippi, enologo, che mi accoglie in bottaia. «La Cantina Bolzano è nata dalla fusione di due cantine storiche della città di Bolzano; la Cantina Gries e la Cantina Santa Maddalena. Entrambe nel centro di Bolzano, avevano grossi problemi logistici, e così si è pensato di mettere insieme le forze per costruire una nuova struttura. Tra la progettazione e la costruzione sono passati otto anni, e la prima vendemmia è stata quella del 2018. Contiamo 224 soci, che lavorano circa 350 ettari di vigne. Con la fusione i soci sono rimasti invariati, mentre è cresciuto il numero di ettari coltivati; questo perché molti, per via del cambiamento climatico, stanno espandendo le vigne verso l’alto.
Bolzano è una zona di produzione storica; il nostro vino principale è il Lagrein, che ha origine e dà il suo meglio nella conca di Bolzano. Il fondovalle è molto caldo, perfetto per il Lagrein; salendo fino ai 500 metri produciamo il Santa Maddalena, che è un uvaggio di Schiava e Lagrein, che vengono coltivati insieme già in vigna. Più su, fino ai 950 metri, abbiamo invece tutte le varietà bianche. Questa è una zona molto vocata, in fase di maturazione si hanno escursioni termiche di oltre 20 gradi, e questo favorisce lo sviluppo delle sostanze aromatiche dei vini.
Abbiamo la fortuna di avere quasi tutti i soci che sono coltivatori diretti; questo perché Bolzano è stata la prima zona ad aver introdotto i masi chiusi. Sono entità produttive che nella fase ereditaria non possono essere divise; non so se è giusto per la famiglia, ma dal punto di vista viticolo è il massimo che si possa desiderare. Significa che i nostri soci vivono di agricoltura, vivono in mezzo alle vigne, e producono qualità. Con loro abbiamo numerosi incontri; degustiamo i nostri vini meglio riusciti, ma anche quelli di cui non siamo contenti, quelli da migliorare. Poi facciamo confronti con i competitor del territorio, ma anche con il resto del mondo, per far capire dove siamo noi e come ci collochiamo con i nostri vini. È molto importante per capire dove migliorare, dove mettere più impegno, ma anche per vedere dove non arriveremo mai, perché esistono territori forse anche più vocati dell’Alto Adige.
Viviamo in un territorio bellissimo; abbiamo le vigne, poi in alto le montagne, e un clima perfetto per la viticultura. Tanti giorni di sole, un’ottima ventilazione, le giuste precipitazioni; così l’Alto Adige si colloca nel mondo con vini di estrema eleganza, aromi fruttati molto precisi, al palato una bella struttura e un’ottima bevibilità. Esisteranno pure zone che offrono vini più strutturati, ma l’eleganza e la finezza dei nostri vini si trovano con molta difficoltà».
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