“La tecnica, per quanto utile e necessaria, spesso lavora contro la natura”. C’è tutto Alois Lageder in questa affermazione, prendere o lasciare. “Lavori nel rispetto della natura e usi le forze della natura per migliorare il terreno, la pianta e poi il vino”.
La sua non è una conversione dell’ultimo minuto, ma un percorso lungo, iniziato sin dal suo ingresso in azienda. Azienda che ha una lunga storia, commerciando vino da sei generazioni. È nata a Bolzano, dove fabbricava ruote e carrozze e vendeva ai clienti anche del vino. Poi due fratelli separarono le attività, e il primo dei tanti Alois si dedicò alla vendita del vino.
La Tenuta Löwengang, a Magrè, fu acquistata dal padre di Alois nel 1934, per produrre qualcosa di diverso rispetto ai vini che in quel periodo venivano fatti a Bolzano (Lagrein e Santa Madddalena). La zona piacque per il suo clima e i terreni particolari; calcarei-dolomitici, ricchi di sassi, sabbia e ghiaia, buoni per chardonnay e cabernet. E i primi Lowengang Chardonnay e Lowengang Cabernet vennero prodotti da Alois nell’83, al suo arrivo in azienda, in vigneti molto vecchi. Quello in cui si produce il cabernet è vecchissimo, i primi impianti sono del 1875. Fu lì che Alois comprese che per migliorare i vini avrebbe dovuto operare una forte selezione in vigna, abbassando le rese, e produrre in maggiore sintonia con la natura, avvicinandolo così alla biodinamica. A dare l’esempio la madre, che già coltivava in biodinamica l’orto e il giardino.
“È stata un’evoluzione naturale, negli anni abbiamo cercato di allargare la concezione biodinamica a tutte le vigne. Dal 2004 tutta l’azienda è stata convertita. Non è stato facile, all’inizio eravamo fuori dal mainstream, non avevamo esperienza, poi negli anni abbiamo capito come lavorare, abbiamo osservato sempre di più la pianta; è lei che ti insegna, basta aprire gli occhi. Oggi ci sentiamo sicuri di quello che facciamo, così dal 2012 abbiamo invitato i vignaioli che ci conferiscono le uve a segurie la nostra strada, e sono stati in tanti ad averci seguito. Oggi più del 50% delle uve con cui vinifichiamo vengono da vigneti biodinamici”.
Molto interessante la collaborazione dell’azienda con gli allevatori locali di ovini e bovini. Gli animali, che nella bella stagione sono in alpeggio, passano in genere i mesi invernali in stalla. Alois ha messo a disposizione le proprie vigne durante quel periodo, così che gli animali hanno a disposizione foraggio a volontà e ne guadagnano in salute per il movimento all’aria aperta, mentre la vigna gode di un diserbo naturale e della concimazione. E la pianta reagisce positivamente alla presenza degli animali, è vita!”.
Parliamo di vini, e di Alto Adige. Alois mi dice che l’obiettivo di chiunque produca in queste zone dovrebbe essere quello di mantenere la vitalità e la freschezza donata loro dalle montagne, e mi cita James Suckling che gli parlava di “vini come acqua che si scioglie dai ghiacciai”. Direi che rende perfettamente l’idea.
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