«La mia azienda è stata fondata da Joseph Hofstätter, lo zio della mia nonna materna, nel 1907. Lui era il fabbro del paese, ma intanto produceva vino per l’osteria della moglie. Quando capì che la produzione ed il commercio dei vini erano più redditizi, non esitò a cambiare lavoro. La seconda generazione aziendale è rappresentata da Konrad Oberhofer, mio nonno Corrado, che sposò la nipote di Joseph Hofstätter. Il terzo passaggio è il matrimonio di mia madre Sieglinde con Paolo Foradori, nel 1959. Passaggio decisivo per la storia aziendale, nel quale ai terreni familiari di Termeno, lato ovest della valle dell’Adige, si aggiunsero quelli di Mazzon, lato est della valle».

A raccontarmi della sua famiglia è Martin Foradori Hofstätter, nell’elegante sala di degustazione della Tenuta J. Hofstätter, proprio nel centro di Termeno.
«Oggi siamo tra le aziende più grandi dell’Alto Adige, con più di cinquanta ettari di vigne, e vinifichiamo le uve di contadini della zona per altri ottantacinque ettari.
Avere la cantina al centro del paese è certamente un onore, soprattutto quando c’è un connubio così forte tra il nome del paese, Tramin, e il nome della varietà, Gewürztraminer. Logisticamente non è così semplice, ci muoviamo come le talpe, e per poter lavorare usiamo due montacarichi che ci portano ai vari piani.
La distanza in linea d’aria tra Termeno e Mazzon è minima, solo pochi chilometri, ma la situazione microclimatica è molto diversa; a Termeno abbiamo mille ore di sole annuali in più che a Mazzon. Questo ci consente di avere situazioni ideali per le varietà che richiedono più luce e calore, come il Gewürztraminer, il Lagrein e in parte la Schiava, così come a Mazzon abbiamo quel clima fresco favorevole alla maturazione del Pinot nero. Anche le altitudini sono perfette. Ad esempio, il Gewürztraminer è a 400 metri; più in basso avrebbe troppi zuccheri, perdendo eleganza, mentre troppo in alto non matura del tutto e dà un gusto amaro poco apprezzato dal consumatore.
Il Gewürztraminer non nasce a Termeno, ma vi è coltivato dall’inizio del 1800. Ma allora cos’è il Traminer di cui si parla nei vecchi documenti paese del XV secolo? La risposta è semplice, era solo una menzione geografica; il vino ottenuto dall’unione delle diverse varietà a bacca bianca veniva chiamato Traminer. Niente a che vedere con l’attuale varietà, solo un’indicazione di origine.
Gewürztraminer e Pinot Nero sono i due pilastri dell’azienda. Al primo ci lega l’essere al centro del paese (Tramin, in tedesco), e il coltivarlo nel maso Kolbenhof, frazione Sella, vero e proprio santuario per questa varietà. Al secondo, il fatto che il Pinot nero fu importato qui proprio da Ludwig Barth von Barthenau, intorno al 1860, primo proprietario della nostra Tenuta Barthenau. Così, ho l’onore di allevare il Pinot nero in una delle sue zone d’elezione, nel solco del lavoro svolto da von Barthenau e sviluppato poi da mio padre. A lui devo tutto quello che
so di viticoltura e vinificazione, è stata una figura fondamentale nella mia formazione. Così come importante è stato mio nonno materno, che ha gettato le fondamenta della nostra azienda. Negli anni ’40 è stato tra i primi viticoltori in Alto Adige a produrre non più vini anonimi, chiamandoli Lago di Caldaro o Santa Maddalena, ma con nomi originali, come la Schiava Kolbenhof.
Il vignaiolo moderno non è più limitato al lavoro in vigna e cantina, ma viaggia in tutto il mondo, e questo gli permette di vedere la realtà con occhi diversi. A volte scherzo dicendo che in Alto Adige abbiamo bellissime montagne, ma che ogni tanto si fa fatica a vedere l’orizzonte. E allora non fa male ogni tanto prendere un areo e cambiare continente e punto di vista».
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