in breve:
Ritorno a visitare l’azienda Novaia dopo nove anni. Le immagini di allora ci mostrano un Marcello Vaona molto giovane, ma non troppo diverso da quello di oggi, saranno gli influssi benefici del recioto. In collaborazione con la cugina, Cristina Vaona, Marcello in questi anni ha sviluppato l’azienda, creando la nuova cantina, e portato avanti il percorso biologico allora da poco iniziato.
Appena arrivato, decidiamo di effettuare con Cristina la visita guidata riservata normalmente agli appassionati che visitano Novaia.
Si parte dalla vecchia cantina, si sale verso un fontanile nascosto in una grotta, si ammirano le vecchie marogne (muretti a secco tipici della Valpolicella), si attraversano un bel po’ di vigne fino ad arrivare alla nuova sede. La fatica viene poi premiata al ritorno con l’agognata degustazione.
Per me invece stavolta niente degustazione, ma l’intervista con Marcello.
“Con mia cugina Cristina rappresentiamo la quarta generazione di vignaioli, le nostre radici sono molto profonde qui a Marano di Valpolicella, dove abbiamo tutti vigneti di proprietà. Cominciò il nostro bisnonno, proprio in questa casa, Novaia, a vinificare le proprie uve. Da allora, tante cose sono cambiate. Ad esempio, mio nonno non sapeva cosa fosse l’amarone, il vino che ci ha portato alla ribalta internazionale. Allora il vino principe era il recioto, sicuramente il più pregiato.
Coltiviamo sette ettari e mezzo di vigne, dai 300 ai 400 m.s.l.m., tutti in conduzione biologica. Da queste vigne ricaviamo i vini classici della zona: valpolicella, ripasso, amarone, amarone riserva e, ovviamente, il re dei nostri vini, il recioto”.
Marcello ha molto a cuore il discorso del biologico, “è molto importante, ho puntato tanto sull’agricoltura organica, non limitandomi ad applicare il protocollo della certificazione bio, ma andando oltre, cercando spunti anche dall’agricoltura biodinamica. Bisogna perseguire le pratiche che aumentano la fertilità della terra, indipendentemente dal tipo di certificazione che mettiamo sulla bottiglia. Conta solo la fertilità della terra”.
Noi cerchiamo di portare in bottiglia il nostro territorio; infatti i nostri vini, come succede spesso a quelli che nascono alle uve coltivate a Marano di Valpolicella, sono vini estremamente sapidi e minerali. Non ricerchiamo il frutto, la morbidezza, ma la mineralità, la sapidità del nostro terreno. In questo siamo aiutati dal fatto che a Marano, soprattutto al di sopra dei 350 metri, c’è una grande presenza di terreni vulcanici. Sono marne vulcaniche, createsi milioni di anni fa, che danno ai vini leggerezza e bevibilità. Queste caratteristiche sono il filo conduttore che tiene insieme tutti i nostri vini, dal semplice valpolicella al più complesso e strutturato amarone Riserva”.
Passiamo alle riprese degli assaggi, e alla fine Marcello tira fuori l’ultimo nato, un valpolicella semplice semplice dal nome particolare, fapulito. Marcello mi spiega: “è quello che mi diceva mia nonna, mi raccomando buteleto fa pulito!, nel senso di comportati bene”.
Ecco, mi sembra che nel loro lavoro Cristina e Marcello fanno pulito, che si comportino proprio bene.
i vini:
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