Contano le prime impressioni. Dopo aver parcheggiato l’auto sotto l’ombra di un portico dell’azienda Roccolo Grassi, mi basta un’occhiata per capire che qui si lavora in modo preciso e scrupoloso. È tutto in perfetto ordine, non un sassolino di ghiaia fuori posto, l’erba dell’aiuola ben tosata, la casa, di un bel verde tenue, sembra costruita ieri, neanche una macchia d’umido, le persiane sembrano accostate come a formare una precisa geometria. E dopo aver seguito Marco Sartori per tutto il pomeriggio, prima in cantina e poi in vigneto, ne sono del tutto convinto. Una traccia che seguo per capire i vignaioli è quella dei tic linguistici, una volta individuati si può provare a decifrarne la personalità; ad esempio, se Zeno Zignoli è sempre alla ricerca dell’ “equilibrio”, e Albino Armani della “bellezza”, per Marco Sartori deve essere sempre tutto “sotto controllo”. “Lo so, è un mio limite, ma anche la mia forza. Devo essere preparato, e poi fare tutte le cose per bene, con scrupolo, altrimenti non riesco. Sono molto esigente, e questo non facilita le cose a chi lavora con me.
Qui siamo a Mezzane di Sotto, a cavallo di due Doc importanti, la Valpolicella ed il Soave. Abbiamo terreni in collina, e lì è Valpolicella, e in pianura, zona Soave. In tutto quattordici ettari di vigna, lo consideriamo il numero ottimale, ci consente di curare personalmente ogni passaggio, ogni dettaglio. Possiamo cioè non limitarci a mandare qualcuno in campagna, ma andarci di persona, e questo fa la differenza.
Mio padre iniziò a fare i primi vini nel 1974, con una filosofia del tutto diversa da quella attuale, in parte per il suo retaggio culturale, e in parte perché diverse erano le richieste del mercato. Produceva vini giovani, d’annata, da vendere subito. Una parte della produzione era venduta in bottiglia, e il resto era venduto in cisterna, all’ingrosso. Per la vendemmia successiva la cantina doveva essere vuota; fu una strategia indovinata, riuscì a sviluppare l’azienda e a far studiare me e mia sorella. Nel 96 il cambio, sono arrivato io, fresco di studi in enologia e con la voglia di metterli in pratica. Mio papà, che, come dico sempre, è stato il più bravo di tutti noi, capisce che un mondo sta cambiando, che c’è la possibilità di crescere ancora, mi segue, e insieme cominciamo a reimpostare, o meglio, a rivoluzionare l’azienda. Nel 2003 arriva anche Francesca, che sposa anche lei la causa. Oggi lavoriamo intorno a un unico obiettivo: produrre poche bottiglie, ma di massima qualità”.
video: Mauro Fermariello montaggio: Mauro Di Schiavi
di più: www.roccolograssi.it
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