“La cosa importante per noi è associare in modo inscindibile il vitigno alla zona di coltivazione”. Questo mi diceva Michela Carlotto in un’ intervista del 2012, e questo, con altre parole, continua a ripetermi oggi. Intanto molte cose sono cambiate: io sono diventato più vecchio, Michela è diventata mamma, la superficie vitata dell’ azienda Ferruccio Carlotto è passata da due ettari e mezzo a sei ettari (in affitto). Due
Klosterhof
Prima di visitare un’azienda cerco di documentarmi, sulle guide e sul web, giusto per non apparire troppo sprovveduto a chi mi ospita. Così, al mio arrivo all’azienda Klosterhof di Caldaro, mi aspettavo di incontrare il titolare, Oskar Andergassen. A ricevermi è invece il figlio Hannes, che compare in foto (di Jörg Wilczek) nel bel libro “Vignaioli dell’Alto Adige” di Martin Kilchmann. Lì Hannes è poco più che un ragazzino. Quello che
Cantina Terlan
Prima o poi scriverò un libro sulle leggi di Murphy applicate alla fotografia. Una di queste prevede che la foto perfetta si mostrerà a voi solo se sarete al volante in autostrada a 130 km/h, senza piazzole in vista. Nel caso la piazzola vi fosse, e voi aveste la prontezza di spirito di fermarvi, abbondanti arbusti vi copriranno la visuale. È proprio questo che mi è capitato l’altro giorno mentre
Tenuta Dornach – Patrick Uccelli
Patrick l’ho conosciuto in giro per fiere. Non è difficile da localizzare, è sempre al centro di qualche gruppetto allegro, di solito in compagnia dei colleghi Enrico Togni e Stefan Vaja. E non è difficile sentirselo subito amico, ha uno sguardo schietto e ridente, e un animo aperto alle possibilità della vita. È un altro agricoltore, come Alexander Agethle, di cui ho parlato di recente, che non vuole restare confinato nella specificità del
Fattoria Mancini
Ci fermiamo in cima a un poggio, da cui possiamo vedere i filari in prospettiva, e i ragazzi che vendemmiano. Sono con Luigi Mancini, della Fattoria Mancini, di Pesaro, e siamo alle Rive di Focara, in un vigneto di Pinot nero. È un lascito dell’amministrazione napoleonica, che nel 1810 piantò questo vitigno in diverse tenute della costa adriatica. Il Pinot nero faceva parte di una serie di sperimentazioni effettuate su
Giornate del Pinot nero 2
Me lo dicono in tanti, i tuoi video sono troppo lunghi. Ma comprimere tre giornate intense come queste appena passate in pochi minuti, non è affatto semplice. Anche perché la mia ambizione è quella di far partecipare all’evento anche chi non è potuto venire, e allora riporto tutto quello che mi è sembrato degno di nota. E di cose interessanti ce ne sono state, in questa tre giorni del Pinot
Pinot nero in Alto Adige
Ecco, siamo pronti. Le bottiglie allineate, i bicchieri lavati ed asciugati, i ragazzi dello staff, camicia bianca e grembiule nero, pronti a servire. Cominciano oggi le Giornate del Pinot nero, a Egna e Montagna, dove sarà premiata la migliore bottiglia del 2010 e dove ci saranno tre giorni di seminari e di assaggi. Winestories fa la sua parte, presentando questo video, girato nei mesi scorsi nei vigneti altoatesini. Oggi, come
Giornate del Pinot nero
Non avevo mai assistito ad un concorso enologico, e confesso di esserne rimasto impressionato. Affascinato dalla coreografia, innanzitutto. Le 80 bottiglie in fila, i sommelier che scivolano silenziosi tra i tavoli, i brevi conciliaboli delle coppie di degustatori, le mille sfumature rosse nei bicchieri, i tintinnii dei vetri. Insomma, puro cinema. Stupefatto, poi, dalla tenuta dei degustatori, che hanno retto all’assaggio di cinquanta campioni. Non pensano abbiano fegati, ma bensì
Pinot nero in Borgogna
Lo so, è lunghissimo. Ma ne vale la pena, giuro. Il prof. Moio è interessante e mai noioso, l’area trattata è quella che tutti gli eno-maniaci sognano di visitare, e se proprio avete poco tempo, guardatevelo un po’ per volta. Ci sono dei difetti tecnici, ma credo inevitabili, visto che ho girato con una sola camera.Siate indulgenti, ho ritenuto più importante i contenuti che la forma. Un grazie a Hosam
Ferruccio Carlotto
Sono sulla collina di Mazzòn, ad Egna, zona altamente vocata per la produzione di Pinot nero. Osservo Ferruccio Carlotto mentre effettua la potatura. Ha gesti rapidi, decisi, ma su ogni pianta ha un indugio, una piccola attenzione; si vede che per lui ogni pianta fa storia a sé. Ed intanto mi spiega, ha la pazienza dell’educatore, e probabilmente è così che la figlia Michela, giovane ed entusiasta enologa, ha assorbito